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LA VOCE 1509 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XVIII N°1 | settembre 2015 | PAGINA f - 30 |
IL PENSIERO FILOSOFICO-SCIENTIFICO DI THOMAS HOBBES |
Il “De Cive” era però solo una parte di una vasta opera in tre volumi. Riguardo ai titoli delle altre due parti , “De Homine” (“dell’uomo”) del 1658 e “De Corpore” (“Del Corpo”) del 1655, a noi interessa soprattutto il secondo in cui Hobbes esponeva le sue concezioni fisiche, gnoseologiche (cioè relative al processo della conoscenza) e logiche. Come già Gassendi, Hobbes accettava il confronto con le correnti scettiche, ma riteneva che si potesse costruire una scienza a partire dall’esperienza secondo le indicazioni di Bacone e di Galilei. Di quest’ultimo fu amico ed estimatore, venendolo anche a visitare in Italia nel 1636 (4 anni dopo la sua condanna ad opera dell’Inquisizione). Hobbes fu in contatto anche col noto circolo francese di Mersenne durante il suo esilio forzato in Francia in quanto sostenitore degli Stuart contro i puritani, e quindi conobbe i matematici francesi che aderivano a quel circolo. Ciò testimonia della grande importanza da lui data alla matematica e spiega anche perché si sia dedicato a studi sull’opera di Euclide. Questo lo pone in sintonia con Galilei, in quanto sostenitore della matematica, a differenza di Bacone e Gassendi, in quanto il linguaggio matematico è adatto ad illustrare e decodificare le leggi della fisica, a partire comunque da una concezione di base coerentemente materialista e meccanicista del mondo esterno. Quest’ultimo, secondo il filosofo inglese, è caratterizzato dalla presenza dei “corpi” materiali estesi che sono in continuo movimento nello spazio e nel tempo (teoria che ricorda le antiche teorie degli atomisti). A sottolineare il carattere materialista-meccanicista della fisica Hobbesiana (che comprende anche una piena accettazione del principio di causa-effetto), basterà ricordare che le sensazioni (come quella visiva) nascono, secondo lui, da un “movimento” interno al corpo materiale, che si propaga esternamente come una |
perturbazione fino ai nostri organi sensoriali. La sensazione è il “movimento” che viene a crearsi di conseguenza nel nostro corpo ed ha anch’essa un carattere del tutto materiale. Con questa concezione (che contiene anche se in modo schematico, un abbozzo di quella che sarà la teoria ondulatoria della luce elaborata poi da Huyghens) Hobbes rifiuta ogni sostanza spirituale, o “res cogitans”, di cartesiana memoria. Dalle sensazioni nascono i concetti e le idee generali, che non hanno nulla di innato o indipendente dall’esperienza come in Cartesio o poi in Kant, ma hanno piuttosto un carattere convenzionale. Infatti, ai singoli concetti ed idee vanno fatti corrispondere dei “nomi” convenzionali secondo un linguaggio arbitrario, come già affermato dalle correnti nominalistiche-concettualistiche (come ad esempio nella filosofia di Abelardo ed Occam). I ragionamenti e la scienza sono basati sulle idee e su delle definizioni iniziali, ormai divenute autonome dalla realtà esterna. Hobbes dichiara che, se il mondo esterno dovesse improvvisamente venire a mancare (“annihilatio mundi”), potremmo egualmente costruire una scienza sulla base delle idee acquisite dalla nostra memoria. Da questa concezione deriva anche la grande importanza da lui attribuita alla logica, di cui il filosofo sottolinea il carattere estremamente formale e rigoroso, quasi come in un calcolo matematico, aprendo una strada che poi sarà percorsa da Leibnitz, e più recentemente da Frege, Russell e altri logici moderni. Secondo Hobbes la logica è basata su combinazioni, “addizioni” e “sottrazioni” di nomi. Una proposizione è l’unione di due nomi e può essere vera o falsa a seconda se i nomi si riferiscono coerentemente allo stesso oggetto. Il sillogismo è formato da una proposizione conclusiva basata su due proposizioni che funzionano da premesse, unite tra loro da un nome comune, o termine medio. Quindi il sillogismo è essenzialmente l’unione di tre nomi di cui uno fa da intermedio tra gli altri due (ad esempio: uomo, Socrate, mortale, come nel famoso sillogismo di Aristotele). Nel linguaggio esistono dei nomi (detti “note”) che si riferiscono ad immagini atte a “ricordare” dei concetti generali ed altri che servono a comunicare (detti “segni”). La verità o la falsità di un’affermazione sta nelle parole che vengono dette, e non nella realtà che sottendono (che è indipendente dal nostro linguaggio convenzionale). La falsità può dipendere dalla “forma” errata del ragionamento (errore “formale”), o dalla falsità di una premessa (errore “materiale”). Anche da questi brevi cenni risulta chiaramente tutta la modernità della filosofia di Hobbes che prefigura anche dei ragionamenti e delle affermazioni di scuole moderne (come la “scuola di Vienna”). Anche l’impostazione coerentemente convenzionalistica della scienza, derivata comunque da una robusta base materiale meccanicistica, prefigura una serie di impostazioni della filosofia e delle ricerche epistemologiche contemporanee. |