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La VOCE  ANNO  XIV  N° 3

NOVEMBRE   2011

PAGINA 3

Qualsiasi persona non ideologizzata e con un briciolo di spirito di osservazione può accorgersi di quanto sopra sinteticamente descritto. E' possibile che i dirigenti dell'ANPI non vedano queste cose? Perché questa iniziativa fuori tempo massimo in "difesa della Costituzione"? Diceva il saggio compagno Andreotti che a pensar male si commette peccato, ma sovente ci si azzecca.
L'Italia è ormai un paese in bancarotta per colpa non solo di Berlusconi, ma di tutta, ma proprio tutta la sua classe politica, nessuno escluso.
L'Italia è perciò ormai priva di qualsiasi autonomia decisionale.
In questo contesto, le elezioni "democratiche" servono solamente a stabilire chi dei due schieramenti, centrodestra o centrosinistra, gestirà i diktat europei emanati dai curatori fallimentari Draghi e Trichet.
Altro che la oscena barzelletta del referendum sulla legge elettorale per ridare la possibilità di scelta al cittadino.
L'antiberlusconismo è perciò l'unica arma rimasta alla "sinistra" per distinguersi dalla destra, dato che anche la famosa favola della diversità morale è caduta con lo scandalo Penati.
Visto che le elezioni politiche anticipate sono sempre più probabili, io credo che questa sia un'iniziativa prettamente elettorale, che serve a compattare il fronte "antifascista", il contributo dell'ANPI torinese al centrosinistra per la cacciata di Berlusconi.
A disposizione per eventuali chiarimenti, porgo cordiali saluti.

Torino, 22 settembre 2011 
Cesare Allara Tessera ANPI 32809


PERCHE' OBAMA TASSA I RICCHI
Financial Times - Gran Bretagna

La tassa sui multimilionari annunciata il 19 settembre da  Barak Obana è la grande novità prevista  dal piano da 3.600 miliardi  di dollari  del presidente democratico per ridurre il deficit e stimolare  la ripresa dell' economia  statunitense.  Secondo i repubblicani, invece stiamo assistendo a una lotta di classe. Ma si tratta di una esagerazione   ipocrita: le loro accuse si addicono  molto di più a numerose scelte di politica fiscale dell' era Bush.

Tuttavia i repubblicani  hanno ragione quando sostengono che tassare i ricchi sembra più uno stratagemma che una seria iniziativa politica.
Sull' efficacia del provvedimento dal punto di vista economico non si può dire molto, perché Obama ha sorvolato sui dettagli. Ma questa misura può avere effetti significativi solo se inserita in un più generale piano di rientro dal deficit nel prossimo futuro.

Un piano davvero efficace dovrebbe basarsi sulla riduzione della spesa pubblica e l' aumento delle tasse. Il nuovo piano di Obama va proprio in questa direzione e dovrebbe introdurre nel sistema fiscale statunitense una serie di cambiamenti attesi da tempo. Una tassazione più razionale, per esempio, può aumentare il gettito prodotto dalle aliquote più basse e rendere più semplice la vita alle  imprese private.

Allo stesso tempo, è giusto introdurre una tassa più equa sui milionari. Gli effetti perversi delle detrazioni e delle scappatoie fiscali assicurano ai più ricchi un carico fiscale minore rispetto alla sempre più  tartassata classe media e minacciano la sostenibilità politica ed economica delle entrate pubbliche.

Se la tassa sui milionari serve a correggere le anomalie della politica fiscale statunitense nei confronti del redditi più alti, ben venga,
Tuttavia le stesse considerazioni valgono anche per le fasce di reddito più basse. Alzare le tasse ai ricchi non migliora più di tanto le prospettive dei conti pubblici: la somma dei singoli redditi dei milionari incide solo in minima parte sul bilancio statunitense.

Inoltre, potrebbe rivelarsi una strategia perdente a livello politico. I democratici non sono credibili come difensori dell' americano medio.

Gli elettori statunitensi non invocano eroi della ridistribuzione del reddito, ma un atteggiamento responsabile davanti alle sfide del paese.

Se Obama pensa di tassare i più ricchi potrà risolvere tutti i problemi della classe media statunitense, andrà incontro a un fallimento politico ed economico.

Nota redazionale

In un paese capitalista imperialista, i ricchi non si toccano. I partiti come il Democratico in USA e come le sinistre qui, lo sanno bene e quando accennano a voler toccare i grossi redditi o fingono in attesa di  avere i voti per governare, o se stanno governando come Obama, predicano una cosa e ne praticano un' altra. Per questo attribuire l' aggettivo "democratico"  ad un paese borghese capitalista è un inganno già in partenza, perché  dei tratti di vera democrazia  possono  esservi  solo un paese socialista che per completarla dovrà raggiungere il comunismo.

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