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Sull'anticomunismo nelle "società in transizione"
Srdjan Milosevic


In misura più o meno grande, con il fallimento dei regimi socialisti e data la sorprendente velocità di crollo del socialismo come sistema globale, in tutti i paesi ex socialisti si è instaurato un forte anticomunismo, concepito molto tempo prima. Negli anni Ottanta del 20mo secolo esso era diventato, invero, la fonte principale delle diverse narrazioni ideologiche di quelle società, per finire con l'essere il loro contenuto ideologico dominante. Oggi nelle società post-socialiste si dà ad intendere che il socialismo è stato un periodo storico contrassegnato dal terrore, dalla repressione, dalla libertà negata e dalle strumentalizzazioni. E niente più. Alla base dell'anticomunismo sta, infatti, un'intolleranza assoluta, acritica, che sottintende un assiomatico rifiuto del passato socialista, rifiuto che nega ogni legittimità al socialismo come assetto sociale e al comunismo come ideologia. (...)
Visto che il socialismo è nemico acerrimo del nazionalismo, l'insoddisfazione con l'assetto socialista ha acquisito delle proporzioni irrazionali proprio grazie all'articolazione nazionalista dell'insoddisfazione verso il sistema. Questo sta alla base dell'anticomunismo come meta-narrazione delle società post-socialiste. Il rapporto tra anticomunismo e nazionalismo è particolarmente importante, nella misura in cui il comunismo come ideologia era stato fondato sul principio dell'internazionalismo (nell'ambito multinazionale sul principio della uguaglianza delle nazioni), quindi del tutto contrario al nazionalismo. Senza il principio dell'internazionalismo non esistono la sinistra, né il socialismo, né il comunismo. Quindi la sinistra ed il nazionalismo sono nemici naturali. (...)
Nonostante tutte le differenze interne, che non vanno trascurate, quando si analizzano i paesi ex-socialisti è innegabile la forte presenza delle forze di destra, della chiesa, dell'intolleranza verso le minoranze etniche, del razzismo. Avanzano quelle ideologie e quelle pratiche per combattere le quali il comunismo era nato; ideologie e pratiche alle quali i comunisti si erano sempre opposti e contro le quali avevano sempre lottato, il che aveva determinato in molte cose, su pressione di Mosca, la natura stessa del socialismo come sistema.
L'anticomunismo non è elemento di una qualche ideologia dominante, ma il contenuto ideologico prevalente delle società post-socialiste (o della stragrande parte di esse), sicché queste società possono essere descritte con la massima precisione non come società liberal-democratiche, conservatrici, fasciste, clericali e via di seguito (anche se sono ognuna di queste cose, in una certa misura), ma anzitutto come società post-socialiste con l'anticomunismo come struttura ideologica. Queste società non si profilano come società liberali: lungi da questo, l'individualismo rimane solo pura nozione nelle interpretazioni di filosofia politica; in esse non esistono interessi di gruppo chiaramente articolati (fuorché naturalmente gli interessi delle elites politiche e - soprattutto - gli interessi dei grandi capitali) ma domina come valore assoluto la nazione, che serve come sedativo ideologico per l'insoddisfazione della maggioranza di cittadini verso la propria posizione sociale, sicché il nazionalismo rimane il fattore di coesione per la stragrande maggioranza in una società altrimenti distrutta ed atomizzata. (...)
Mentre l'antifascismo viene annientato e dimenticato in tutti i paesi ex socialisti, allo stesso tempo si indugia e si insiste sul terrore e sui delitti del potere comunista, che deve rimanere la rappresentazione dominante, anzi l'unica esistente, del passato socialista. Si tratta, nei casi più torbidi, di una "nazionalizzazione perversa" dell'antifascismo. (...)
D'altro canto l'anticomunismo non ha contribuito per nulla alla democratizzazione degli Stati post-socialisti, visto che la sua sostanza non è democratica. Soprattutto, a proposito delle condizioni delle minoranze, la situazione è peggiorata, e di molto. Il sistema pluripartitico è diventato fine a se stesso, e la libertà d'espressione, di associazione o di pensiero, senza alcuna protezione istituzionale, sono diventate spesso un metodo

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