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MESSAGGIO AGLI STUDENTI UNIVERSITARI DI CUBA

Cari compagni: 
vi ho chiesto di riunirci questa mattina presto, prima che il nostro Sole scaldi troppo.   
Questa scalinata, dove non avrei mai immaginato di ritornare, custodisce indelebili ricordi degli anni in cui cominciai ad avere coscienza della nostra epoca e del nostro dovere. Si possono acquisire durante tutta la vita conoscenze e coscienza, però mai in nessun altro periodo della propria esistenza una persona tornerà ad avere la purezza ed il disinteresse con cui, essendo giovane, affronta la vita. A quell'età, scoprii il mio vero destino.  È per ciò inevitabile che, in questi istanti, mi accompagni il ricordo dei tanti compagni che conobbi esattamente 65 anni fa. Fu nella prima settimana di ottobre quando entrai in questa Università, che era l'unica del paese. È meglio che non cerchi  nemmeno di domandare di ognuno di loro e conservare solo il ricordo di quando tutti erano giovani ed entusiasti e, in generale, disinteressati e puri.   M'incoraggia oltremodo avere presente coloro che lo sono oggi, come noi ieri, sebbene incomparabilmente più colti, più liberi e più coscienti.  Allora, su questa collina universitaria s'abbatteva il potere dalla forza bruta e la brutalità della forza, dell'incoscienza e della corruzione scaricata sul nostro popolo.  Grazie all'esempio di coloro che ci avevano preceduti, agli studenti fucilati per esigenza delle orde dei cosiddetti volontari spagnoli, di cui molti nati in questa terra ed al servizio della tirannia spagnola; grazie all'Apostolo della nostra indipendenza ed al sangue versato da decine di migliaia di patrioti nelle tre guerre d'indipendenza, ci precedeva realmente una storia che ispirava le nostre lotte. Non meritavamo essere una colonia di un impero ancora molto più potente che si impadronì della nostra Patria e di buona parte della coscienza nazionale, seminando il fatalismo con l'idea che fosse impossibile liberarsi da un così poderoso giogo.   Peggio ancora, era sorta già una potente classe sfruttatrice che al servizio degli interessi dell'impero saccheggiava il nostro popolo estraendo ricchezze, mantenendolo con la forza ammanettato ed ignorante, utilizzando non poche volte delle persone nate nel paese come torturatori ed assassini dei loro stessi fratelli.  La Rivoluzione mise fine a quegli orrori ed è per ciò che possiamo incontrarci qui questa mattina di ottobre.  Quanto eravamo lontani dal pensare dopo il trionfo che, in un'occasione come questa, saremmo tornati a riunirci per degli impegni ancor maggiori e con obiettivi superiori a quelli che un tempo ci erano apparse le più alte mete dei popoli, in onore della giustizia e della felicità degli esseri umani.  Sembrerebbe impossibile che un paese così piccolo come Cuba si veda obbligato a farsi carico del peso della lotta contro coloro che hanno globalizzato e sottoposto il mondo ad un inconcepibile saccheggio, imponendogli un sistema che oggi minaccia la stessa sopravvivenza dell'umanità.  Non parlo solo a beneficio degli interessi della nostra nazione. Si potrebbe dire che tali obiettivi siano rimasti indietro, nella misura in cui l'esistenza ed il benessere dei popoli hanno smesso d'essere i nostri obiettivi, in onore degli interessi mondiali, senza i quali la vita delle nazioni è impossibile. È altresì certo che nelle nostre lotte per l'emancipazione nazionale e sociale, il nostro paese, bastione della colonizzazione spagnola in questo emisfero, fu il primo ad essere occupato e l'ultimo a scuotersi da quel giogo, dopo oltre 400 anni di dominazione.  La nostra lotta per la liberazione nazionale si unì al tenace sforzo dei lavoratori del nostro paese per la loro liberazione sociale. Non fu opera della volontà; fu il caso. Il merito del popolo cubano è aver saputo comprenderne e rafforzarne gli indissolubili vincoli  (Applausi ed esclamazioni di:  "Viva Fidel!").  Il tempo di cui l'umanità dispone per ingaggiare questa battaglia, è incredibilmente limitato. In questi oltre tre mesi d'incessante combattere mi sono modestamente sforzato di divulgare, innanzi ad un mondo inavvertito, i terribili pericoli che minacciano la vita umana nel nostro pianeta. È risaputo, e non mi rimane altra alternativa di ricordare il fatto, che non stiamo vivendo l'epoca della cavalleria e dell'acciaio delle spade accompagnate da archibugi con un solo colpo, preceduti per secoli da macchine che demolivano muraglie, o tentavano di farlo, oppure di carri da combattimento tirati da cavalli muniti di punte acuminate nelle ruote; armi, in sostanza, sempre crudeli, però con un limitato potere distruttivo che gli umani usarono per guerreggiare tra sé, dai tempi in cui inventarono le clave, fino alla Prima ed alla Seconda Guerra Mondiale, in cui si usarono armi automatiche, carri armati, aeroplani da combattimento e fortezze volanti, sottomarini, siluri, corazzate e portaerei che aumentarono le perdite umane a decine di milioni di morti ed a centinaia di milioni le vittime della distruzione, delle ferite, delle malattie e della fame, inevitabili conseguenze delle guerre.  Due ordigni nucleari furono utilizzati alla fine dell'ultima contesa. L'uomo non aveva mai concepito una così terribile distruzione ed un tale sterminio. Il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki risale ad oltre 60 anni fa; è perciò che abbiamo segnalato che il potere distruttivo delle armi accumulate equivale oggi ad oltre quattrocentoquarantamila volte il potere di una di quelle bombe. È così; è ciò che dice la matematica. Non aggiungo altro perché dovrei usare parole abbastanza dure sulle cause e sui responsabili di quella triste realtà.   Però non è bastato. La pretesa di dominio economico e militare di coloro che furono i primi ad utilizzare quei terrificanti strumenti di distruzione e di morte, hanno condotto l'umanità alla reale possibilità di perire che oggi affronta. Non ho bisogno d'argomentarvi ciò che voi già conoscete benissimo. Oggigiorno il problema dei popoli, ossia quello di oltre sette miliardi d'esseri umani, è impedire che tale tragedia succeda. 
Non mi piace dire la dolorosa verità che costituisce una vergogna per tutto ciò che s'identifica come politica e governo. Questa realtà è stata deliberatamente nascosta al mondo intero ed a Cuba è corrisposto il duro compito d'avvertire l'umanità del reale pericolo che sta affrontando. In quell'azione non dobbiamo venir meno. Ho utilizzato argomenti che non desidero ripetere ora. Di fronte agli scettici, il nostro inconfondibile dovere è di proseguire nella battaglia. Mi risulta che nel mondo un numero sempre crescente di persone abbia preso coscienza della realtà.   Commentando la prima parte dell'intervista, pubblicata lunedì 30 agosto dalla direttrice de La Jornada su quel prestigioso organo di stampa messicano, un cittadino della Nostra America, che ne era venuto a conoscenza sul Sito Web CubaDebate, ha trasmesso la sua opinione con parole così profonde che ho deciso d'inserire in questo messaggio agli studenti universitari di Cuba le sue idee fondamentali:   "Faccio un appello a tutti i paesi che oggi si trovano implicati in conflitti militari. Per favore, pensate sempre ad ottenere una pace vera, che è ciò che a tutti noi conviene. I nostri figli, i nostri nipoti e tutti noi esseri umani del mondo ve ne saremo grati. Dobbiamo vivere in pace e sicuri in un pianeta che ogni giorno è meno abitabile. È molto facile da capire. L'armamento nucleare deve scomparire, nessun paese deve possederlo, l'energia atomica dev'essere usata solo per il bene. L'UNICA VERA VITTORIA È NEL CONQUISTARE LA PACE.  "Oggi affrontiamo due grandi sfide: il consolidamento della pace mondiale e salvare il pianeta dal cambiamento climatico. La prima cosa è ottenere una pace duratura su basi solide, la seconda è quella d'interrompere il cambiamento climatico. Bisogna prendere coscienza di questi problemi che noi stessi abbiamo creato e del fatto che siamo i protagonisti dei cambiamenti che dobbiamo ottenere. Il panorama del secolo scorso non era come quello di questo secolo. L'armamento, in questi momenti, è più sofisticato e mortifero ed il pianeta più debole ed inquinato.  "Conferenza Mondiale sul Cambiamento Climatico di Cancun. […] l'unica opportunità che ci rimane. […] Stiamo arrivando ad un punto critico in cui non esiste via di ritorno. In quel momento, per la paura, vorremmo fare qualsiasi cosa per salvare le nostre vite, però sarà già tutto invano e troppo tardi. Nella nostra vita le opportunità  ci passano davanti una sola volta e bisogna saperne approfittare. La nostra Madre Natura è come un fumatore passivo che sebbene non abbia il vizio, ammaliamo indiscriminatamente."  "Nessuno ha il diritto d'usare la violenza contro un essere umano, un paese o una nazione. Nessuno può tagliare un albero se prima non ne ha piantati tre. […] Non possiamo dare le spalle alla natura. Al contrario, dobbiamo rimanerle sempre abbracciati. Perché noi stessi siamo la natura, facciamo parte di quel ventaglio di colori, di suoni, d'equilibrio e d'armonia. La natura è perfetta.  "Kioto ha significato per tutti gli esseri umani una speranza…"  "Se non facciamo nulla, nessuno si salverà, non ci sarà un posto sicuro sulla terra, né nell'aria, né nel cosmo. La grande energia che giornalmente s'accumula per l'effetto

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