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  La VOCE ANNO XII N° 3        OTTOBRE 2009           PAGINA 4     

Galilei fu dunque promotore del suo stesso lavoro, sia sotto l’aspetto della notorietà che sotto l’aspetto economico. Inoltre, il suo carattere spregiudicato gli rese particolarmente difficile il suo rapporto con le autorità costituireligioso che allora, in piena Controriforma, deteneva quasi il monopolio della ricerca scientifica sulla Penisola.Tale attività autopromozionale non è ignota all’odierno scienziato ed all’odierno « direttore di un programma di ricerca »; anzi, la difficoltà di quella « lotta per la scienza » di Galileo deve essere materia di seria riflessione per noi oggi, in questo periodo di tagli e contraddizioni per la ricerca scientifica, le cui cause andrebbero
maggiormente cercate e spiegate nel contesto sociale e storico in cui viviamo. Oggi come in altre epoche le condizioni sono tali per cui le classi dirigenti e le classi sociali egemoni non si pongono come stimolo, ma piuttosto come freno al progresso ed alla trasmissione delle conoscenze. Il quattrocentesimo anniversario delle prime osservazioni di Galileo è stato celebrato in varie sedi. Purtroppo esso cade in una fase di grave decadenza della scienza e della cultura in Occidente. Personalmente ho assistito in particolare a due eventi celebrativi che mi hanno fatto molto riflettere.
Innanzitutto, in occasione dell’ultimo Congresso della SAIt (Società Astronomica Italiana) - non a caso svoltosi a Pisa, città galileiana per antonomasia, nel maggio 2009 - alcune sessioni sono state dedicate alla Storia dell’Astronomia e si è parlato abbastanza di Galileo Galilei. Alcuni interventi sono stati di grande interesse - ad esempio è stato raccontato come Galileo abbia scoperto anche il pianeta Nettuno, per caso e senza darci troppo peso, annotando nei suoi bellissimi quaderni di appunti una stella che sembrava avere cambiato posizione da una sera all’altra.Purtroppo, la partecipazione a questo Congresso SAIt mi è sembrata numericamente molto inferiore alle edizioni precedenti: segno evidente dei tagli e della della crisi in cui si dibatte la ricerca scientifica italiana.
In secondo luogo, mi è capitato di assistere ad una serata su Galilei alla Festa de l’Unità di Bologna. Non mi aspettavo ovviamente ne’ un livello scientifico alto, tantomeno un dibattito "politicamente" interessante, visto il degrado e la confusione in cui si dibatte quell’area politica (Partito Democratico). Ma almeno avrei voluto assistere ad un colloquio su alcuni temi interessanti e "coerente" dal punto di vista delle tematiche affrontate. Invece c’era da mettersi le mani tra i capelli... personalmente sono rimasto a bocca aperta! E’ stata una vera e propria accozzaglia di cose e di tematiche superficialmente accennate, senza capo ne’ coda. Sembrava di assistere ad uno di quei talk-show televisivi alla Maurizio Costanzo - e infatti c’era pure l’accompagnamento musicale, con arie d’opera cantate da una soprano trasformista alla Fregoli, che ha drammaticamente... stonato tutti gli acuti, e brani di chitarra classica barocca (scritti dal padre di Galileo Galilei) che praticamente non si sentivano per niente nel caos generale e sgradevole degli stand della festa. E poi c’era di tutto un po’: l’attore che leggeva brani lunghi ed impegnativi del "Galileo" di Brecht, che trattavano di tematiche molto profonde ma anche troppo diverse e ambiziose per la serata; un paio di astronomi che hanno detto quattro banalità su che cos’è un telescopio ma si sono dimenticati di dire che tra un po’ in Italia se continua così di astronomi non ce ne saranno più; e poi un astronomo-biografo di Galilei, un toscano che si è messo ad urlare fatti sparsi della vita di Galileo mentre il presentatore - palesemente incapace - gli dava e gli toglieva la parola senza alcun criterio o filo logico. Un vero bailamme, insomma.


(NOTA: Su Galileo Galileo e sul suo Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo segnalo le pagine su Wikipedia, veramente ottime)

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