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 La VOCE ANNO XII N° 3   OTTOBRE 2009   PAGINA 3 

Questioni della Scienza - Andrea Martocchia
400 ANNI DOPO

Era il 1609 quando Galileo Galilei per la prima volta puntò un telescopio verso il cielo.
Non era stato lui ad inventare quello strumento, bensì gli olandesi.
Ma Galileo fu il primo a rendersi conto che usandolo per le osservazioni degli astri si scoprivano caratteristiche assolutamente inaspettate nei corpi celesti, come i crateri lunari, nonchè le "fasi"
e i satelliti dei pianeti. Galileo pensò bene allora di presentarsi dal Doge di Venezia con un telescopio, e di mostrargli le cose incredibili che si potevano vedere. Apprezzando l’«invenzione» del telescopio, il governo di Venezia gli raddoppiò lo stipendio e gli offrì un contratto vitalizio d’insegnamento. Galileo seppe fare quindi un uso rivoluzionario e remunerativo del cannocchiale, strumento che tuttavia non aveva inventato lui: aveva insomma una scaltrezza e un ingegno "da imprenditore".

Galileo Galilei è indiscutibilmente il prototipo dello scienziato moderno e delle sue concezioni. Lo è anche dal punto di vista sociale e professionale. Dopo tanti secoli di dominio del clero e dell’aristocrazia sulla cultura, con Galileo è finalmente la borghesia ad assumere il ruolo di avanguardia nella produzione di conoscenza.
Il padre di Galileo era un musicista, che si guadagnava da vivere anche con il commercio della lana; sua madre vantava invece lontani legami con famiglie della nobiltà « papalina » romana, e si lamentava in continuazione per la mancanza di un tenore di vita più elevato, adeguato al suo « lignaggio ». Il padre, scettico ed insofferente verso le autorità, spinse Galileo a studiare letteratura, lingue e musica. Galileo fu novizio a Vallombrosa, ma solo per poter studiare: suo padre per primo non credeva all’autenticità della sua vocazione e lo sottrasse presto alla formazione ecclesiastica. Il giovane Galileo assorbì lo spirito critico e laico del padre, e si rese ben presto noto come « attaccabrighe » nei contesti di studio e lavoro in cui si trovava ad operare. In Galileo riconosciamo perciò quella aspirazione alla affermazione di sè che è tipica della borghesia moderna e dello spirito di cui essa è portatrice.
Non a caso, oltrechè ricercatore Galilei fu anche straordinario divulgatore della sua opera. Non solo il Sidereus Nuncius (in latino), ma anche e soprattutto il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo sono opere letterarie di altissimo pregio: il Dialogo in particolare, che fu messo all’Indice dei libri proibiti nel 1633, è un classico della letteratura italiana e deve essere studiato assieme alle opere di Dante e di Manzoni. « Uno stile tutto cose e tutto pensiero, scevro di ogni pretensione e di ogni maniera, in quella forma diretta e propria in che è l’ultima perfezione della prosa. » (Francesco De Sanctis, Storia della Letteratura Italiana) « D’altro più non si cura fuorché d’essere inteso »(Giuseppe Parini) « Quest’opera difende insieme oltre a questioni scientifiche, anche nuovo concetto dell’uomo e la forma nuova nella quale deve delinearsi il rapporto tra l’uomo e la natura. » (Ludovico Geymonat).La scelta di usare la "lingua volgare" non fu casuale ma ebbe anch’essa un significato sociale e politico: denota la precisa volontà di rivolgersi non solo ai dotti astronomi ed intellettuali, ma anche alle classi meno colte, a quelli che non conoscevano il latino ma che potevano comunque comprendere queste teorie. L’uso del volgare quindi, coerente con l’intento divulgativo dell’opera, delinea una forte rottura con la tradizione precedente.

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