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La VOCE ANNO XXIII N°9

maggio 2021

PAGINA d         - 28

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segue da pag.27: come microsoft è coinvolta nel colonialismo israeliano. la scorsa estate, ad esempio, la co-fondatrice di ai now e dipendente microsoft kate crawford ha elogiato microsoft per aver annunciato che smetterà di fornire programmi di riconoscimento facciale alla polizia, sebbene sia stato un gesto vuoto da parte dell’azienda in quanto microsoft consente ancora alla polizia di accedere al riconoscimento facciale attraverso vari prodotti. scrivendo per la prestigiosa rivista nature, crawford ha anche ribadito la linea riformista dell’azienda secondo cui il riconoscimento facciale dovrebbe essere sospeso a causa della sua “pregiudizialità” fino a quando non possa essere “regolamentato”, e ha nominato solo i concorrenti di microsoft, come amazon, come complici della polizia. ciò eleva microsoft e nega alternative abolizioniste, come la richiesta popolare di vietare del tutto il riconoscimento facciale. inoltre, l’ossessione di questi opinionisti sul riconoscimento facciale serve già gli interessi dell’industria. l’attenzione distrae dagli ampi e meno appariscenti servizi informatici di microsoft, che sono fondamentali per la violenza di stato. questi servizi sono anche più difficili da contenere in un contesto aziendale “etico” e “pregiudizievole”. attraverso un discorso su “etica” e “pregiudizio”, questi centri proteggono gli interessi dell’industria e dell’impero usa. lo scandalo anyvision ne è una prova. una volta documentato dai principali media, il programma di sorveglianza della cisgiordania di anyvision era più difficile da ignorare, e ai now ha commentato il caso nel suo rapporto annuale del 2019. ai now ha affermato che anyvision è problematica date le “violazioni dei diritti umani” che si verificano in cisgiordania. il rapporto aggiunge che il lavoro di anyvision “contraddice i principi dichiarati di microsoft di “sorveglianza legale” e “non discriminazione”, così come la “promessa di microsoft di non implementare la tecnologia di riconoscimento facciale in scenari che riteniamo metteranno a rischio le libertà”. ai now ha quindi trovato “sconcertante” il fatto che la start-up israeliana abbia affermato di essere “stata dichiarata conforme agli impegni etici di microsoft”. per questi opinionisti, la storia di anyvision finisce così: “microsoft ha riconosciuto che potrebbe esserci un problema e ha assunto l’ex procuratore generale eric holder per indagare sulla conciliazione tra le azioni di anyvision e i principi etici di microsoft”. non sorprende che l’indagine di holder, un sostenitore della polizia e degli omicidi di droni, abbia successivamente concluso che non c’erano prove sufficienti per supportare l’accusa che anyvision si sia impegnata nella “sorveglianza di massa” o che microsoft abbia violato il proprio codice etico. ma non c’è nulla di “sconcertante” in questo caso. microsoft sta concretizzando l’impegno dell’impero statunitense nei confronti del colonialismo israeliano. per statuto, i centri di opinione non possono nominare queste strutture. ironicamente, però, in un’altra parte dello stesso rapporto che non riguarda israele, ai now sottolinea che l’uso della “decolonizzazione” teoricamente “può consentire a ristretti interessi economici di adottare la retorica delle lotte decoloniali”. quando si tratta di microsoft e israele, i centri di opinione perpetuano la farsa della “sorveglianza legale” e delle società che rispettano i codici etici. tuttavia, il supporto di microsoft per anyvision è del tutto coerente con la storia e le operazioni di microsoft, e non vi è alcuna reale differenza tra la destinazione violenta dei progetti di microsoft e quelli di anyvision. anyvision è solo uno scorcio sul profondo impegno di microsoft nei confronti della guerra, dell’incarcerazione e del colonialismo. dati questi impegni, gli appelli di microsoft alla “giustizia sociale” dovrebbero essere visti come parte di uno sforzo di controinsurrezione: un tentativo di reprimere la ribellione e deviare dall’abolizione. e la donazione di 250.000 dollari di microsoft ai gruppi per la giustizia sociale è una miseria rispetto agli incalcolabili miliardi che l’azienda ricava dall’implementazione della violenza di stato. una mano toglie mentre l’altra lancia le briciole.
disinvestire dalla violenza di stato, investire nelle comunità. immagine dalla campagna “stop the wall” contro l’apartheid israeliano e la sua economia di guerra. (foto: filippo minelli / flickr) gli attivisti non sono stati ingannati dalla messinscena. gruppi popolari, sia in palestina che negli stati uniti, come stop the wall (fermare il muro) e stop lapd spying coalition (l’associazione fermare la rete di sorveglianza della polizia di los angeles), hanno smascherato come microsoft e i suoi pari diffondono strumenti oppressivi a livello internazionale per profitto e controllo. stop the wall in palestine vede aziende come amazon, apple, facebook, google e microsoft come forze colonizzatrici che beneficiano del “decennale regime di apartheid, colonialismo e occupazione di israele sul popolo palestinese” e aiutano a mantenere il regime. come scrive stop the wall, la “sorveglianza israeliana del popolo palestinese offre la tecnologia per la raccolta e l’elaborazione dei dati”, che viene poi applicata in settori che vanno “dalle città intelligenti alla pubblicità”. per stop the wall, la resistenza a questo sistema è anche una lotta sindacale, dal momento che il potere politico di queste aziende si basa sullo sfruttamento del lavoro e la schiavitù, e perché i metodi di sorveglianza usati in patria derivano da quelli dei progetti coloniali. è per questo che stop the wall vede la “lotta palestinese nel quadro dell’internazionalismo e della solidarietà intersezionale”. stop the wall cerca di smantellare i muri, non solo quelli fisici, ma il più ampio apparato di polizia costruito congiuntamente da israele, stati uniti e società private, attraverso il boicottaggio e il disinvestimento. il gruppo chiede “la fine delle relazioni militari con israele e il de-finanziamento del suo complesso militare e di sicurezza nazionale”. a los angeles, stop lapd spying coalition riconosce anche i punti in comune tra i regimi oppressivi in ​​tutto il mondo e il loro gruppo condiviso di profittatori. l’associazione sta spingendo per de-finanziare il dipartimento di polizia di los angeles per le sue operazioni razziste e omicide, compresi i suoi sforzi per confinare le comunità usando muri invisibili (lapd memorizza i dati di sorveglianza sulle piattaforme di microsoft). ma l’associazione sottolinea che gli stessi strumenti sono usati altrove e si impegna per la lotta palestinese nella sua dichiarazione di principi. stop lapd spying coalition chiede il de-finanziamento per smantellare l’ampio complesso di sorveglianza e investire invece in alloggi, salute pubblica, sicurezza alimentare, spazi pubblici e metodi non restrittivi per affrontare danni ed emergenze. il filo conduttore abolizionista di queste iniziative è promettente. strategie come disinvestire / investire potrebbero iniziare a privare le industrie della violenza delle loro risorse, reindirizzandole verso fini riparativi. possano questi sforzi moltiplicarsi, ovunque, per aiutare a realizzare le richieste di milioni di persone che sono scese in piazza. yarden katz è membro del dipartimento di biologia dei sistemi presso la harvard medical school e autore di artificial whiteness: politics and ideology in artificial intelligence (bianchezza artificiale: politica e ideologia nell’intelligenza artificiale – 2020). traduzione: beniamino rocchetto – invictapalestina.org.
Segue da Pag.27: Come Microsoft è coinvolta nel colonialismo israeliano

La scorsa estate, ad esempio, la co-fondatrice di AI Now e dipendente Microsoft Kate Crawford ha elogiato Microsoft per aver annunciato che smetterà di fornire programmi di riconoscimento facciale alla polizia, sebbene sia stato un gesto vuoto da parte dell’azienda in quanto Microsoft consente ancora alla polizia di accedere al riconoscimento facciale attraverso vari prodotti. Scrivendo per la prestigiosa rivista Nature, Crawford ha anche ribadito la linea riformista dell’azienda secondo cui il riconoscimento facciale dovrebbe essere sospeso a causa della sua “pregiudizialità” fino a quando non possa essere “regolamentato”, e ha nominato solo i concorrenti di Microsoft, come Amazon, come complici della Polizia. Ciò eleva Microsoft e nega alternative abolizioniste, come la richiesta popolare di vietare del tutto il riconoscimento facciale.

Inoltre, l’ossessione di questi opinionisti sul riconoscimento facciale serve già gli interessi dell’industria. L’attenzione distrae dagli ampi e meno appariscenti servizi informatici di Microsoft, che sono fondamentali per la violenza di Stato. Questi servizi sono anche più difficili da contenere in un contesto aziendale “etico” e “pregiudizievole”.

Attraverso un discorso su “etica” e “pregiudizio”, questi centri proteggono gli interessi dell’industria e dell’impero USA. Lo scandalo AnyVision ne è una prova. Una volta documentato dai principali media, il programma di sorveglianza della Cisgiordania di AnyVision era più difficile da ignorare, e AI Now ha commentato il caso nel suo rapporto annuale del 2019. AI Now ha affermato che AnyVision è problematica date le “violazioni dei diritti umani” che si verificano in Cisgiordania. Il rapporto aggiunge che il lavoro di AnyVision “contraddice i principi dichiarati di Microsoft di “sorveglianza legale” e “non discriminazione”, così come la “promessa di Microsoft di non implementare la tecnologia di riconoscimento facciale in scenari che riteniamo metteranno a rischio le libertà”.

AI Now ha quindi trovato “sconcertante” il fatto che la start-up israeliana abbia affermato di essere “stata dichiarata conforme agli impegni etici di Microsoft”. Per questi opinionisti, la storia di AnyVision finisce così: “Microsoft ha riconosciuto che potrebbe esserci un problema e ha assunto l’ex procuratore generale Eric Holder per indagare sulla conciliazione tra le azioni di AnyVision e i principi etici di Microsoft”. Non sorprende che l’indagine di Holder, un sostenitore della polizia e degli omicidi di droni, abbia successivamente concluso che non c’erano prove sufficienti per supportare l’accusa che AnyVision si sia impegnata nella “sorveglianza di massa” o che Microsoft abbia violato il proprio codice etico.

Ma non c’è nulla di “sconcertante” in questo caso. Microsoft sta concretizzando l’impegno dell’impero statunitense nei confronti del colonialismo israeliano. Per statuto, i centri di opinione non possono nominare queste strutture. Ironicamente, però, in un’altra parte dello stesso rapporto che non riguarda Israele, AI Now sottolinea che l’uso della “decolonizzazione” teoricamente “può consentire a ristretti interessi economici di adottare la retorica delle lotte decoloniali”. Quando si tratta di Microsoft e Israele, i centri di opinione perpetuano la farsa della “sorveglianza legale” e delle società che rispettano i codici etici. Tuttavia, il supporto di Microsoft per AnyVision è del tutto coerente con la storia e le operazioni di Microsoft, e non vi è alcuna reale differenza tra la destinazione violenta dei progetti di Microsoft e quelli di AnyVision. AnyVision è solo uno scorcio sul profondo impegno di Microsoft nei confronti della guerra, dell’incarcerazione e del colonialismo.

Dati questi impegni, gli appelli di Microsoft alla “giustizia sociale” dovrebbero essere visti come parte di uno sforzo di controinsurrezione: Un tentativo di reprimere la ribellione e deviare dall’abolizione. E la donazione di 250.000 dollari di Microsoft ai gruppi per la giustizia sociale è una miseria rispetto agli incalcolabili miliardi che l’azienda ricava dall’implementazione della violenza di Stato. Una mano toglie
mentre l’altra lancia le briciole.

Disinvestire dalla violenza di Stato, investire nelle comunità


Immagine dalla campagna “Stop The Wall” contro l’apartheid israeliano e la sua economia di guerra. (Foto: Filippo Minelli / Flickr)
Gli attivisti non sono stati ingannati dalla messinscena. Gruppi popolari, sia in Palestina che negli Stati Uniti, come Stop the Wall (Fermare il Muro) e Stop LAPD Spying Coalition (l’Associazione Fermare la Rete di Sorveglianza della Polizia di Los Angeles), hanno smascherato come Microsoft e i suoi pari diffondono strumenti oppressivi a livello internazionale per profitto e controllo.

Stop the Wall in Palestine vede aziende come Amazon, Apple, Facebook, Google e Microsoft come forze colonizzatrici che beneficiano del “decennale regime di apartheid, colonialismo e occupazione di Israele sul popolo palestinese” e aiutano a mantenere il regime. Come scrive Stop the Wall, la “sorveglianza israeliana del popolo palestinese offre la tecnologia per la raccolta e l’elaborazione dei dati”, che viene poi applicata in settori che vanno “dalle città intelligenti alla pubblicità”.

Per Stop the Wall, la resistenza a questo sistema è anche una lotta sindacale, dal momento che il potere politico di queste aziende si basa sullo sfruttamento del lavoro e la schiavitù, e perché i metodi di sorveglianza usati in patria derivano da quelli dei progetti coloniali. È per questo che Stop the Wall vede la “lotta palestinese nel quadro dell’internazionalismo e della solidarietà intersezionale”. Stop the Wall cerca di smantellare i muri, non solo quelli fisici, ma il più ampio apparato di polizia costruito congiuntamente da Israele, Stati Uniti e società private, attraverso il boicottaggio e il disinvestimento. Il gruppo chiede “la fine delle relazioni militari con Israele e il de-finanziamento del suo complesso militare e di sicurezza nazionale”.

A Los Angeles, Stop LAPD Spying Coalition riconosce anche i punti in comune tra i regimi oppressivi in ​​tutto il mondo e il loro gruppo condiviso di profittatori. L’Associazione sta spingendo per de-finanziare il Dipartimento di Polizia di Los Angeles per le sue operazioni razziste e omicide, compresi i suoi sforzi per confinare le comunità usando muri invisibili (LAPD memorizza i dati di sorveglianza sulle piattaforme di Microsoft). Ma l’Associazione sottolinea che gli stessi strumenti sono usati altrove e si impegna per la lotta palestinese nella sua dichiarazione di principi. Stop LAPD Spying Coalition chiede il de-finanziamento per smantellare l’ampio complesso di sorveglianza e investire invece in alloggi, salute pubblica, sicurezza alimentare, spazi pubblici e metodi non restrittivi per affrontare danni ed emergenze.

Il filo conduttore abolizionista di queste iniziative è promettente. Strategie come disinvestire / investire potrebbero iniziare a privare le industrie della violenza delle loro risorse, reindirizzandole verso fini riparativi. Possano questi sforzi moltiplicarsi, ovunque, per aiutare a realizzare le richieste di milioni di persone che sono scese in piazza.

Yarden Katz è membro del Dipartimento di Biologia dei Sistemi presso la Harvard Medical School e autore di Artificial Whiteness: Politics and Ideology in Artificial Intelligence (Bianchezza Artificiale: Politica e Ideologia nell’Intelligenza Artificiale – 2020).

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org



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