La VOCE   COREA   CUBA   JUGOSLAVIA   PALESTINA   RUSSIA   SCIENZA   ARTE 

Stampa pagina

 Stampa inserto 

La VOCE 1810

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  


GIÙ

SU


La VOCE ANNO XXI N°2

ottobre 2018

PAGINA b         - 26

Ahed Tamini su France 24

Invictapalestina - Pubblicato il 21 set 2018

Gaza, la distruzione del Messhal annuncio di guerra

Michele Giorgio, GERUSALEMME, 10.08.2018, “Il Manifesto”

Israele/Gaza. Il bombardamento del centro culturale indica l’intenzione del governo Netanyahu di dare inizio ad un nuovo ampio conflitto. Raid israeliani e razzi di Hamas hanno segnato le passate 24 ore. Una giovane donna e sua figlia di 18 mesi uccise da un missile israeliano


Il Messhal Building a Gaza city distrutto ieri da Israele
© Reuters

Un boato enorme da far tremare i polsi, poi si è sollevata una enorme nuvola di fumo nero, ‎come un fungo. In un attimo il “Messhal Building” e il suo centro culturale, che in questi anni ‎ha ospitato anche una commemorazione per Vittorio Arrigoni e la rassegna cinematografica ‎Nasra, si è trasformato in un cumulo di macerie. Per fortuna era vuoto in quel momento e non ‎ci sono stati morti, solo qualche ferito. Le cose erano andate in modo ben diverso il mese ‎scorso quando i missili sganciati da un caccia israeliano avevano sbriciolato il Katiba Building ‎e ucciso due ragazzini che giocavano davanti all’edificio. I morti però non sono mancati ieri. ‎Enas Khammash, 23 anni, e la sua figlioletta Bayan di 18 mesi, sono state uccisi prima ‎dell’alba da un bombardamento israeliano nella loro abitazione a Jafarawi.

‎ La distruzione del Messhal Building è stato un segnale preciso delle intenzioni del governo ‎Netanyahu e dei comandi militari israeliani di andare all’escalation, annunciata da oltre 150 raid ‎aerei tra mercoledì notte e ieri. Se non addirittura a quell’offensiva più vasta di quella ‎devastante del 2014 di cui si parla ormaid a settimane. Nonostante gli appelli alla calma lanciati ‎dall’Onu e le preoccupazioni espresse da più parti, ieri sera la diplomazia appariva ferma al ‎palo. Un filo sottile separava Gaza dal nuovo massiccio attacco israeliano che anche i leader ‎di Hamas hanno fatto poco per evitare, convinti che sia in atto solo una “sparatoria calcolata”. ‎Il movimento islamico ieri ha accusato Israele di voler sabotare i colloqui in corso, mediati da ‎Onu ed Egitto, per arrivare alla tregua. Un suo rappresentante, gettando il pallone nella metà ‎campo di Israele, ha proclamato l’escalation terminata da parte palestinese. Ma se i lanci di ‎razzi e colpi di mortaio si sono fatti meno intensi nel corso della giornata comunque non sono ‎mai cessati del tutto. Circa 200 in meno di 24 ore che hanno tenuto nei rifugi migliaia di ‎israeliani e provocato danni a Sderot e il ferimento di 26 persone, una delle quali, una donna, ‎in modo serio. Ad un certo punto, nel pomeriggio, nella spirale di attacchi e rappresaglie, il ‎braccio armato di Hamas, le Brigate Ezzedin al Qassam, hanno sparatoun razzo Grad con una ‎gittata di 40 km per la prima volta dal 2014 contro la città di Bersheeva dove è caduto senza ‎fare danni.

Il governo Netanyahu ha quindi ordinato alle forze armate di intensificare gli attacchi aerei e ‎di inviare mezzi corazzati verso Gaza. Sono state installate batterie anti-razzo “Iron Dome” nel ‎centro di Israele e avviate le misure per l’accoglimento di sfollati dai centri abitanti a ridosso di ‎Gaza. Non pochi analisti ripetono che il governo israeliano è poco incline ad avviare una ‎nuova campagna militare per i lanci di palloni incendiari da Gaza. In caso di guarra i razzi di ‎Hamas sarebbero molti più pericolosi dei palloni, spiegano. Ma sulle decisioni dei vertici della ‎politica e delle forze armate pesano due fattori: le forti pressioni di una parte degli israeliani ‎che vivono intorno a Gaza e dell’opinione pubblica, e gli appelli al ‎«ripristino del potere di ‎deterrenza». Il sindaco di Sderot, Alon Davidi, ha invocato un attacco immediato. ‎«Occorre ‎riportare la calma nella zona e solo un’operazione militare riuscirà ad ottenere questo ‎risultato», ha detto Davidi. Per la guerra si è schierato l’ex generale Uzi Dayan. ‎«Spero in ‎un’operazione a Gaza, è qualcosa che deve essere fatto perché la nostra deterrenza è stata ‎erosa. Il cessate il fuoco non basta, Hamas continuerà a operare sotto la soglia di una nostra ‎risposta. Ed è ora di mettere fine a tutto ciò», ha detto Dayan all’agenzia online dei coloni ‎israeliani Arutz Sheva, esortando poi l’esercito a mettere fine al potere di Hamas a Gaza. ‎

‎ Un bagno di sangue è dietro l’angolo e il mondo resta indifferente riguardo ai motivi che ‎stanno portando al nuovo conflitto. Motivi che restano sullo sfondo, oscurati dalle notizie di ‎bombardamenti e lanci di razzi e dagli scambi di accuse. Due milioni di palestinesi vivono ‎senza libertà sotto un rigido blocco israeliano cominciato dopo la cattura del soldato Ghilad ‎Shalit nel 2006 e che si è intensificato l’anno dopo quando Hamas ha preso il potere a Gaza. ‎Dodici lunghi anni in cui questo fazzoletto di meno di 400 kmq di territorio palestinese ha ‎subito tre grandi offensive militari israeliane
e ha visto il progressivo peggioramento delle ‎condizioni di vita della popolazione e dei servizi essenziali, come la sanità. Senza dimenticare ‎la ridotta (a dir poco) distribuzione di energia elettrica e la mancanza di acqua potabile. Due ‎giorni fa l’Onu, attraverso il suo rappresentante locale per gli affari umanitari, ha rivolto un ‎appello a Israele affinché faccia entrare il carburante, fondamentale per il funzionamento dei ‎generatori degli ospedali e di altri servizi essenziali per la popolazione.

Hamas: Israele colpevole per lo stop nei negoziati

Gaza – Il movimento di Resistenza palestinese Hamas ha riferito che i negoziati indiretti per il cessate il fuoco con Israele si sono fermati. Abu Zuhri, alto ufficiale di Hamas, ha accusato Israele di aver fermato i negoziati, aggiungendo che Israele sta usando l’Autorità palestinese e l’Egitto come scuse. Abu Zuhri ha dichiarato che in risposta all’arresto dei negoziati, Hamas intensificherà le sue proteste in nuove posizioni lungo i confini della Striscia di Gaza.

Da diversi mesi i palestinesi organizzano manifestazioni anti-israeliane nella Striscia di Gaza. L’Egitto e le Nazioni Unite hanno lavorato per mediare per evitare un altro giro di violenza su vasta scala tra Israele e Gaza.

L’Unicef ha riferito che più di mille bambini palestinesi sono stati feriti da colpi di arma da fuoco israeliani, durante i raduni iniziati il 30 marzo 2018 lungo il confine tra la Striscia di Gaza e Israele.

Gaza al collasso


Il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha annunciato l’invio di due squadre di chirurghi specialisti e grandi quantità di forniture mediche nella Striscia di Gaza per supportare le strutture sanitarie locali oramai al collasso, per il trattamento delle complesse e sospette lesioni derivanti dai proiettili sparati dai soldati israeliani nelle ultime settimane. Robert Mardini ha aggiunto che l’organizzazione sta inviando due chirurghi per aiutare i medici dell’ospedale Shifa di Gaza.

di Redazione

Hamas: è tempo che Israele paghi per i suoi crimini

Il Movimento di Resistenza palestinese Hamas ha avvertito che è tempo che lo Stato di occupazione israeliano paghi a caro prezzo i suoi crimini contro il popolo palestinese e i suoi luoghi santi.

“Oggi faremo una promessa e manderemo un avvertimento. Promettiamo al nostro popolo di ottenere la vittoria e avvertiamo questo nemico (Israele) che i suoi attacchi contro il nostro popolo e i luoghi santi hanno raggiunto il suo apice ed è ora che paghi i suoi debiti”, ha dichiarato Hamas in un comunicato stampa emesso per il 30° anniversario della fondazione.

Il movimento di Resistenza palestinese ha anche sottolineato nella sua dichiarazione che “Gerusalemme è la capitale eterna della Palestina”, descrivendola come una “città araba e islamica unita senza est o ovest. Tutte le misere decisioni prese per dichiarare la città di Gerusalemme una capitale per l’occupazione (Israele) sono considerate stupide e destinate a fallire”, recita il comunicato.

Hamas ha invitato tutte le fazioni della Resistenza a condividere la responsabilità della madrepatria e a collaborare alla protezione dei diritti e delle costanti nazionali palestinesi, rinunciando a tutte le forme di cooperazione per la sicurezza con l’occupazione israeliana.

Sulla stessa lunghezza d’onda il comunicato rilasciato la scorsa settimana dai Comitati di Resistenza popolare (Lijān al-Muqāwama al-Shaʿbiyya) in cui si afferma che: “La nostra pazienza non durerà a lungo se il regime sionista non toglierà le sanzioni e l’assedio contro il nostro popolo nella Striscia di Gaza. La sofferenza del nostro popolo non impedirà di combattere la battaglia per rompere l’assedio, con tutti i mezzi a nostra disposizione. I nostri missili sono pronti a colpire gli obiettivi sionisti in tutto i territori occupati della Palestina“.

I Comitati di Resistenza Popolare, attivi nella Striscia di Gaza, sono stati fondati alla fine del 2000 dall’ex leader di Fatah e dei Tanzim, Jamal Abu Samhadana. I Comitati sono composti da combattenti provenienti da al-Fath, Hamas, Jihad Islamico e Brigate dei Martiri di Al-Aqsa.

di Redazione

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  

Stampa pagina

 Stampa inserto 

La VOCE 1809

 La VOCE   COREA   CUBA   JUGOSLAVIA   PALESTINA   RUSSIA   SCIENZA   ARTE 

Visite complessive:
Copyright - Tutti gli articoli possono essere liberamente riprodotti con obbligo di citazione della fonte.