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La VOCE 1810 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XXI N°2 | ottobre 2018 | PAGINA 6 |
![]() QUANTO AVVENUTO A GENOVA E OMICIDIO CON DOLO EVENTUALE, NON COLPOSOMentre le istituzioni cercano una soluzione rapida al problema della messa in sicurezza di ciò che resta del ponte Morandi, la Magistratura genovese si attiva per accertare le cause e le responsabilità legate all’evento dello scorso quattordici agosto. A coordinare le indagini è il procuratore capo, dottor Francesco Cozzi, che non lesina diciarazioni pubbliche sull’andamento delle indagini, pur mantenendo un giusto riserbo su quelle che sono le risultanze. Al momento la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Genova procede contro ignoti sulle ipotesi di reato di “disastro colposo ed omicidio colposo plurimo”: un atto dovuto, che permette tutta una serie di accertamenti. Si tratta di un lavoro prezioso, quello degli organi inquirenti: esso, però, è inficiato in parte dal fatto che le cause ed i responsabili dell’accaduto sono evidenti, ma non si hanno le leggi giuste per perseguirli a dovere. Costoro sono, in primis, i politicanti che hanno deciso di dare in concessione i vari tratti autostradali – nel 2002, quando questo fu fatto, al governo vi era la destra radicale formata, tra gli altri, da Forza Italia e Lega Nord – e i padroni che ne hanno usufruito. Tra questi ultimi spicca la famiglia Benetton, comproprietaria – per il tramite del gruppo Atlantia, del quale è il maggior azionista – del cento per cento del capitale sociale di Autostrade per l’Italia (Aspi). Lorsignori hanno tratto enormi profitti, in questi anni: ma, mentre crescevano esponenzialmente i soldi che si intascavano per i pedaggi, contestualmente crollavano gli investimenti atti a mantenere in sicurezza strade, gallerie, e viadotti. Visto il comportamento tenuto dai padroni, laccusa dovrebbe essere di disastro e omicidio con dolo eventuale: costoro, omettendo di occuparsi della manutenzione, hanno scientemente accettato il rischio che levento potesse accadere; non è stata una fatalità! Bosio (Al), 23 agosto 2018 - http://pennatagliente.wordpress.com Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova La matrice contadina della cultura di Conte, Di Maio e Salvini![]() Al tempo stesso la dice molto anche sulle mutazioni culturali che si sono verificate nella struttura mentale collettiva della società italiana, all’inseguimento del mito nostalgico di un ipotetico buon tempo antico mai esistito, eppure rassicurante; che si ripercuote sugli orizzonti di riferimento sempre più ristretti e – quindi – sulle conseguenti serrate politiche. In quella che taluno ha definito “catastrofe antropologica”: nell’attuale fase del Moderno, la regressione, riconducibile al puro istinto di sopravvivenza psicologica, quale rinuncia a misurarsi con le sfide del cambiamento. Ossia la fuga in un passato idealizzato come rifugio, rassicurante quanto asfittico. L’ideale familistico di un chierichetto in assorta venerazione delle intermittenti liquefazioni ematiche di San Gennaro. Palese manifestazione di una religiosità primitiva di matrice rurale, in cui sopravvivono residui pagani attraverso forme sincretiche e sotto apparenze cristiane. Lascito di universi contadini sopravvissuti nelle aree non raggiunte dal disincanto indotto dall’industrializzazione; popolato da figure circondate da un’aura magica. Come quel Padre Pio da Pietrelcina di cui anche il nostro premier Giovanni Conte si proclama devoto. Il frate da anno mille, tra fanatismo e mistificazione, venerato da folle superstiziose protese a baciarne le stigmate; che venne giudicato affetto da “disturbo istrionico dissociativo” nel referto stilato dallo psicanalista professor Luigi Cancrini (MicroMega 3/1999). Sintomo personificato di un’arretratezza culturale tendente all’irreale magico che legittima il giovanotto del profondo sud Conte a esibire curricula onirici, come le prefiche delle sue terre a eseguire lamenti funebri a pagamento sul feretro di uno sconosciuto; induce il fanciullesco sensale Di Maio a gestire il dossier Ilva (conclusosi senza particolari scostamenti dai risultati ottenuti dal |
suo predecessore) secondo modalità tra la sceneggiata napoletana e gli interminabili sfinimenti, puro gioco di contrattazioni al rialzo/ribasso, tipici di un Suq a Marrakech. Rappresentazione popolare sulla pubblica piazza che può sempre degenerare in furori dimostrativi da caccia alle streghe. Magari il rogo per gli untori precettati a inoculare la pestilenza al ponte Morandi dai (pur esecrabili) Benetton. Un mondo dove la paura del nuovo tende a incattivire. Da qui l’incontro solo in apparenza incongruente tra i famigli provenienti da una società latifondista e patriarcale con il Matteo Salvini organico all’oscurantismo valligiano; in azione su un’altra filiera dell’arcaicità di ritorno: la persecuzione dei nuovi marrani e moriscos (gli ebrei e i mori espulsi dalla Spagna dell’Inquisizione) nel revival delle angosce nevrotizzanti di mezzo millennio fa; impersonate pure stavolta dai venuti da fuori. Anche in questo caso reazione di chiusura parossistica che riemerge dai secoli più bui. In cui, come ha scritto lo storico Jean Delumeau nella sua monumentale opera sulla paura in Occidente: “è la repressione a creare il colpevole, nella patologia di una società che si sente sotto assedio”. E che ora riprende vigore nella corsa a ritroso in atto. Nello spurgo di umori che credevamo prosciugati; e invece sgorgano dalle viscere di un mondo perduto, imponendo le proprie regole primordiali a un Paese che ha smarrito il bandolo dell’avvenire. La situazione a dir poco assurda di una leadership balzata fuori dalle aree più arretrate di questo nostro paese che dovrebbe farsi carico di trarlo fuori dalla crisi. Ndr.: Tutte considerazioni condivisibili, salvo che si glissa troppo sulla sostanza: i dipendenti lavorano volentieri di domenica? Naturalmente questa non sarebbe lunica considerazione da fare, si potrebbe parlare di un giorno festivo condiviso, dellinvecchiamento precoce e della sindrome del turnista (SWSD: Shift Work Sleep Disorder), ricordare che Paesi più civili del nostro (Germania) di domenica chiudono i negozi e parlare di molto altro ancora, ma è già sufficiente anche soffermarci solo sul quesito morale: è giusto che le persone lavorino per forza, ossia per non essere licenziate, nei giorni festivi, se hanno scelto di fare i commessi di un supermercato? Anche solo per questo io dico, BRAVO DI MAIO! Piuttosto io direi meno bravo perché il provvedimento poteva essere molto più incisivo, così si fa un Governo del Cambiamentino, non del cambiamento, come poi si è dimostrato anche per tutte le altre iniziative che si stanno prendendo, dalle pensioni al reddito di cittadinanza; intendiamoci... meglio un cambiamentino che prima, ma quante delusioni ancora per il povero elettore!!--- Quando le motivazioni sono esclusivamente quelle di un maggior guadagno si perde in umanità, daltronde anche le attività pensate per i giorni festivi, come i ristoranti, hanno comunque un giorno di chiusura infrasettimanale, allora non si capisce, se non per estrema avidità e dispregio dellessere umano che vi lavora, perché supermercati alimentari e megastore debbano restare aperti sette giorni su sette. Il presunto servizio ad una parte della popolazione non può essere fondato sulla vessazione della parte più sfruttata e malpagata della stessa popolazione: ci vada il consiglio di amministrazione dei megastore a tenere aperto alla domenica per fare, allora sì, un servizio alla parte più svantaggiata della popolazione. Maria Cristina scrive: ...Del resto mi pare che anche i giornalisti "critici" - vedi Mentana - il Sabato e la Domenica se ne restino bel belli a casa, facendo sgobbare gli sherpa. Ma si sa, cè chi può ed è sempre al di là del bene e del male: tutti gli altri hanno "famiglie da stereotipo parrocchiale", e sono fannulloni, quindi zitti e mosca. Bruno Di Prisco scrive: ... Quanto alle aree più arretrate di questo nostro paese, Pellizzetti cosa intende? E cosa implica, per contrasto? Forse per non arretrati si riferisce a quegli ipermoderni che hanno massacrato il mondo del lavoro, riportandolo a una condizione ottocentesca... cocorocchio scrive: Al nostro Pellizzetti ogni mattina siede alla tavola con la famiglia, Una tavola imbandita per la colazione dallextracomunitario peruviano. Pellizzetti con la pipa fra i denti sfoglia distrattamente le pagine dei quotidiani mentre il resto della famiglia ingoia biscotti appena sfornati ammollandoli nel latte e caffè. Caro Pellizzetti, le politiche neoliberiste hanno fatto tabula rasa dei diritti di chi fatica. Politiche a cui sindacati poco rappresentativi non hanno impedito. La legge tenta di porre un sacrosanto freno a quelle politiche. Chi fatica ha il diritto di vedere almeno la domenica la famiglia riunita intorno al tavolo. La sua ironia non è altro che disprezzo verso la povera gente. Mi verrebbe da chiedere chi paga lo stipendio di Pellizzetti. Quali sono gli interessi che Pellizzetti difende con le sue filastrocche. Il tempo dei privilegi è finito... e più avanti scrive che aprire 24 ore al giorno le attività commerciali "Non aumenta di una sola unità i posti di lavoro. Lo sviluppo si incrementa aumentando la capacità di spesa di chi fatica. La ridotta capacità di spesa di chi fatica è una conseguenza dellindebolimento contrattuale avvenuto con le politiche neo-liberiste che hanno resa precaria la vita di chi fatica. Nessun progetto può fare un giovane privo di diritti. Di conseguenza lItalia non si sviluppa. Bisogna aiutare chi lavora a rompere le catene dellasservimento." Marco M. scrive: ... La vera questione, a mio modesto parere, NON è (ormai) se permettere o meno lapertura domenicale dei negozi MA i diritti reali dei commessi che vi lavorano. Voglio dire: un conto è tenere aperto un esercizio commerciale nei giorni festivi pagando il giusto "indennizzo" a chi vi lavora, con impegno effettivamente su base volontaria e con la garanzia che non sarà una condanna a vita. Un altro è lobbligo "de facto" a rendersi sempre e comunque disponibili (pena pesanti ritorsioni) e soprattutto con un riconoscimento economico miserabile. E chiaro che il primo caso è realmente una opportunità, per chi può e vuole, per arrotondare lo stipendio base, mentre il secondo è una sorta di semischiavitù. Purtroppo da noi manca totalmente il rispetto per chi lavora e tutto quello che non è esplicitamente proibito con legge penale... si fa. (e spesso anche quello proibito) Chi lavora viene considerato soltanto "carne da macello". O un limone da spremere. Purtroppo siamo lontani anni luce dalla prassi che vige in tanti paesi esteri di favorire i propri dipendenti e preoccuparsi del loro benessere (ha! ha! ha!); nel nord Europa i "congedi parentali" ad esempio sono stati praticati prima ancora che lo Stato li prescrivesse per legge. Da noi invece i datori di lavoro sono soliti opporsi anche ai diritti riconosciuti dai regolamenti vigenti! E con linvoluzione sociale, economica e normativa che cè stata, il crollo dei sindacati, la massa di disoccupati disposti a lavorare a qualsiasi condizione, etc, è in atto un vertiginoso aumento di tutte le forme di sfruttamento. Inclusa la pretesa di un impegno H24/notturno/festivo dei dipendenti... |
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