GIÙ

 LA VOCE   COREA   CUBA   JUGOSLAVIA   PALESTINA  SCIENZA 

Stampa pagina

 Stampa inserto 

LA VOCE 1509

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  

La VOCE ANNO XVIII N°1

settembre 2015

PAGINA 4         - 24

Tweet

Segue da Pag.23: Gerush92: Lettera al Ministro Franceschini sulla vergogna dello smantellamento del Memoriale Italiano di Auschwitz
contribuendo a salvare l’opera dove sta;
- di non sottrarre la Sua presenza e la Sua responsabilità e di non stimolare operazioni volte a derubricare le interrogazioni parlamentari in essere, ma di affrontare il dibattito aperto e leale;
 - di inserire, per motivi di trasparenza, nella “Commissione per il restauro del Blocco 21 del Museo di Auschwitz_Birkenau e per il nuovo allestimento del percorso espositivo” e in ogni altra eventuale Commissione ed attività da svolgersi, rappresentanti di tutte le vittime del nazifascismo, nessuna esclusa, e non di una sola componente, come risulterebbe allo stato;
 - di bandire pubbliche gare per la progettazione e per i lavori di restauro del Memoriale nel Blocco 21, anche nella malaugurata ipotesi del trasferimento.

Nella rimozione del Memoriale si ravvedono possibili violazioni dei Diritti Umani, del Diritto Internazionale, del Diritto di Proprietà Intellettuale e della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo nonché una violazione della Convenzione Internazionale per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale dell’UNESCO e un crimine di distruzione di beni culturali ed artistici.  In attesa di una nuova decisione del Governo Italiano, ci rimettiamo pertanto alle autorità internazionali competenti, che sono a conoscenza del problema, affinché si adoperino perché il Memoriale non venga rimosso dal Blocco 21 del Campo di Sterminio di Auschwitz, sua parte integrante, e che venga immediatamente riaperto al pubblico, restaurato  e integrato con apparati didattici esplicativi e congrui.  

Sia caro a Lei, Ministro, il Memoriale Italiano, quanto a coloro -  parlamentari, storici, accademici, intellettuali e associazioni di varie estrazioni - che hanno sottoscritto l'appello internazionale per la conservazione in situ dell’opera. Non si dimentichi che l’Italia, con il suo Fascismo, ha contribuito in modo non marginale all’aggressione militare, alla deportazione e morte di cittadini inermi. Non si soffochi  il dibattito in essere con operazioni che possono apparire non trasparenti e revisioniste, la posta in gioco è troppo alta. Si tratta forse dell’opera d’arte del Novecento più importante per la definizione della storia e dell’identità del popolo italiano. Trovi, insomma, anche Lei il coraggio di battersi per modificare il corso degli eventi e contribuisca a mettere fine all' insopportabile elenco di giustificazioni, non credibili, che hanno portato negli anni all’improvvida e scellerata decisione di deportare il Memoriale Italiano.

Confidando nella Sua solidarietà e rinnovando l'invito a ricevere una delegazione di Gherush92, Le invio i più cordiali saluti a nome mio e dei firmatari dell’Appello per il Memoriale Italiano ad Auschwitz

Arch. Valentina Sereni 

La Presidente
Gherush92 Committee for Human Rights (ECOSOC)
gherush92 @ gmail.com





Per chi ha dimenticato l'atto fondativo dell'Euro:

"L’accordo di Maastricht viene siglato pochi giorni prima che la Germania, violando le regole del gioco, imponga ai suoi partner il riconoscimento accelerato di Slovenia e Croazia. (...) La riunione decisiva si svolge a Bruxelles nella notte del 13 dicembre 1991, cioè due giorni dopo la firma del Trattato. Genscher annuncia che la Germania riconoscerà in ogni caso entro Natale Slovenia e Croazia, come annunciato pubblicamente da Kohl qualche giorno prima. Avendo partecipato a quella riunione, ricordo che la mia impressione è che francesi e tedeschi siano d’accordo a essere in disaccordo. Genscher e Dumas fanno il gioco delle parti, ma in realtà i francesi non hanno nessuna intenzione di bloccare i tedeschi. Devono mantenere una posizione di facciata. (...) Che cosa sarebbe successo infatti, in caso di disaccordo? (...) Maastricht sarebbe morto a due giorni dalla nascita...

Gianni De Michelis
da: La vera storia di Maastricht, in Limes n.3/1996. 
Il documento UE numero 1342, seconda parte, del 6/11/1992 indica al di là di ogni dubbio che a Maastricht l'unità europea era stata raggiunta proprio a scapito della Jugoslavia.




“UN TRAFFICO D’ARMI PER CONTO DELLA CIA”: L’ULTIMA VERITÀ SU ILARIA E MIRAN

Un’imboscata per eliminare due cronisti che facevano domande scomode. Le rivelazioni sulla morte della Alpi e di Hrovatin in una docu-fiction su Rai 3.
di DANIELE MASTROGIACOMO, su La Repubblica del 10 aprile 2015

NESSUNA rapina o tentativo di sequestro. Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sono caduti in un’imboscata. Un agguato studiato nei dettagli per mettere a tacere due giornalisti diventati troppo pericolosi. Grazie ad una soffiata della parte dei Servizi italiani rimasta legata al signore della guerra Mohammed Farah Aidid, il Tg3 della Rai avrebbe raccolto sufficienti indizi per smascherare un traffico d’armi clandestino portato avanti da due noti broker internazionali: il siriano Monzer al-Kassar e il polacco Jerzy Dembrowski. Il tutto in un territorio controllato dall’altro signore della guerra somalo, Mohammed Ali Mahdi, su cui avevano puntato gli Usa. Un traffico svolto per conto della Cia e gestito dalla flotta della società Schifco, donata dalla Cooperazione italiana alla Somalia per incrementare l’industria peschiera nell’Oceano Indiano del Corno d’Africa. (...) Con una docu-fiction elaborata in oltre un anno di indagini che andrà in onda sabato prossimo su Rai 3 alle 21,30, gli sceneggiatori Claudio Canepari e Massimo Fiocchi, per una produzione Magnolia, sono riusciti a ripercorrere gli ultimi mesi di lavoro e di vita di Ilaria Alpi. Con il titolo “Ilaria Alpi  -  L’ultimo viaggio “, realizzato anche da Mariano Cirino e Gabriele Gravagna e raccontato dall’inviata Lisa Iotti, il video si snoda in un racconto chiaro, dal ritmo battente, con immagini del tutto inedite sui 200 giorni trascorsi in Somalia dalla giornalista del Tg3. (...) Ilaria Alpi e Miran Hrovatin si erano avvicinati troppo ad un traffico che doveva restare segreto: riguardava anche la spedizione in Somalia di una partita di 5000 fucili d’assalto e 5000 pistole da parte degli Usa. Ufficialmente. Ma in realtà, attraverso una triangolazione che aggirava l’embargo decretato dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu nel 2002, una partita destinata alla neonata federazione croata-bosniaca durante la guerra nell’ex Jugoslavia.
Due differenti carichi, trasferiti da navi della Lettonia a navi della Shifco sempre al largo della Somalia, sono segnalati in due rapporti delle Nazioni Unite del 2002 e del 2003. Il primo avviene il 14 giugno del 1992; il secondo nel marzo del 1994: è identico a quello registrato a bordo della “21 Oktoobar”, l’ammiraglia della flotta Schifco, la cui rotta è tracciata dai Lloyds fino al porto iraniano di Bandar Abbas. Di qui, avrebbe preso il largo verso la Croazia a bordo di un’altra nave. Ilaria a Miran moriranno pochi giorni dopo.
La “Farax Oomar”, l’altra nave della Schifco, con a bordo 2 italiani e ormeggiata a Bosaso su cui indagava la giornalista Rai, era ostaggio del clan di Ali Mahdi. Serviva come garanzia del pagamento della tangente per il traffico d’armi Usa-Italia destinato a Zagabria. Ilaria Alpi ignorava tutto questo. Ma aveva dei sospetti. Cercò di chiarirli nella sua ultima intervista al sultano di Bosaso: gli chiese se la “Farax Oomar” ormeggiata in porto era sotto sequestro. Una domanda fatale.
Nella docu-fiction basta osservare la reazione del capo tribù. Ilaria e Miran verranno attirati in una trappola con una telefonata di cui si ignora l’autore. Lasciano il loro albergo e si avventurano nella parte sud di Mogadiscio per raggiungere l’hotel Amana. Fanno qualcosa che non avrebbero mai fatto se non davanti a qualcosa di eccezionale. Dopo un agguato verranno freddati entrambi con un colpo alla nuca. Una vera esecuzione. Per mettere fine a quella curiosità e al riparo un segreto imbarazzante.

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  

Stampa pagina

 Stampa inserto 

LA VOCE 1509

 LA VOCE  COREA  CUBA  JUGOSLAVIA  PALESTINA  SCIENZA 

SU