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Condividiamo e per questo pubblichiamo:

No signor Presidente della Repubblica,

mi permetto di obiettarLe che questo non e' il momento della coesione nazionale. Capisco le buone intenzioni di natura istituzionale, ma esse oggi lastricano una via che porta al massacro sociale in Italia come in Europa. Non di coesione, ma di una irruzione di giustizia, eguaglianza sociale e democrazia ha oggi bisogno la nostra stanca ed inutile politica per affrontare davvero la crisi. (...)

Giustizia, perché nessuna misura e' credibile se non vanno in galera i potenti che rubano, se non si colpiscono davvero gli evasori fiscali, se non c'è un risanamento morale della politica e se non si liquida il suo intreccio con gli affari.

Eguaglianza sociale, perché sinora il mondo del lavoro, i pensionati, i disoccupati, ancor piu' se giovani o donne, han pagato tutti, ma proprio tutti i costi della crisi. Mentre le banche, la finanza, i padroni hanno ricevuto tutti gli aiuti possibili, li hanno intascati e han continuato a fare lo stesso di prima, peggio di prima.

Democrazia, perché non è più tollerabile che i governi dei paesi democratici siano sottoposti alla dittatura delle agenzie di rating, del fondo monetario della banca europea. Dieci anni fa siamo scesi in piazza a Genova contro il pensiero unico liberista. Oggi in Europa c è un governo unico delle banche, della finanza e della casta dei padroni e dei manager più ricchi che impone le sue decisioni a tutti i governi, siano essi di destra o di centrosinistra.

Dopo tre anni di sempre più vacui sogni berlusconiani l'Italia si risveglia in un incubo. Liberarsi presto di questo padrone oggi sul viale del tramonto politico ed economico e' indispensabile. Ma non per cadere sotto il dominio degli altri grandi padroni uniti.

Da tre anni Berlusconi nega la crisi e annuncia la ripresa alle porte; per questo oggi la Confindustria, Cisl e Uil abbandonano la barca che affonda, per salire su quella del sistema della coesione nazionale, di cui dovrebbero far parte anche centrosinistra e Cgil.

Il fatto però è che questo nuovo punto di vista abbandona sì Berlusconi al suo sacrosanto destino, ma non le politiche liberiste che a questa crisi hanno portato. Anzi si chiede al governo di mettersi sulla via della Grecia per evitare di finire come la Grecia. Il liberismo non ha funzionato perché è stato sinora troppo compassionevole, troppo poco impopolare, ora si deve fare sul serio, questo ci chiede l 'Europa.

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