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La VOCE  ANNO  XII N°8

APRILE   2010

PAGINA  IV

della Serbia nella NATO. Fino all'ultimo giorno della sua esistenza ha continuato la battaglia  di verità e giustizia, per il popolo serbo e in difesa del Kosovo  Metohija.

A cura del Forum Belgrado Italia

Febbraio 2010

Un ricordo di Mihajlo Markovic dal sito cnj.it

Comunista e partigiano sin da giovanissimo, poi filosofo, docente  all'Università di Belgrado, autore di una Dialettica della prassi,  Mihajlo Markovic è stato negli anni Sessanta animatore con molti  altri della rivista Praxis, di area neomarxista e "francofortese", e  dunque un critico del marxismo-leninismo e della linea portata avanti  dalla Lega dei Comunisti in Jugoslavia. Gli intellettuali di Praxis promuovevano regolarmente meeting  filosofico-politici nella incantevole cornice dell'isola di Korcula...  Forse anche per questo motivo piacevano tantissimo alla "nuova  sinistra" di tendenza in quegli anni in Occidente, in Italia  soprattutto. Eppure la gran parte di loro furono ben presto gettati  nel dimenticatoio dagli ex-neomarxisti ed ex-francofortesi nostrani.
Diversamente da molti suoi vecchi compagni di  Praxis, Markovic rimase  un socialista ed un antifascista conseguente anche nel tempo del  "riflusso". Cosicchè, a partire dagli anni Ottanta, dalle nostre parti  egli non fu più visto come l' "intellettuale dissidente di un paese  dell'Est", da vezzeggiare, ma piuttosto come un socialista serbo,  perciò da ignorare, evitare, stigmatizzare.

Quegli intellettuali  radical-chic nostrani che avevano apprezzato Praxis erano gli stessi  che si apprestavano a fare da mosche cocchiere dei bombardieri della  NATO. A metà degli anni Ottanta Markovic fu tra gli estensori del  "Memorandum" dell'Accademia Serba delle Scienze, tanto vituperato  quanto poco letto e compreso in Occidente; e nei primi anni Novanta fu  vicepresidente del Partito Socialista della Serbia (SPS) guidato da  Miloševic. Fu co-estensore del Programma del Partito, che mentre si  poneva in totale sintonia con la Dichiarazione di Stoccolma  dell'Internazionale Socialista, sottolineava i valori della sovranità  nazionale e l'opposizione all'imperialismo e alla disgregazione della  patria jugoslava. Markovic non fu "recuperato" dalla sinistra europea nemmeno dopo la  sua rottura con Miloševic, nel 1995: in quanto antimperialista,  rimaneva un indesiderato.

Continuò a differenziarsi da Miloševic  anche in occasione degli eventi del 2000, quando il colpo di Stato  promosso in Occidente impose in Serbia e Montenegro governi di destra,  che avrebbero portato allo scioglimento dello Stato e al massacro  sociale causato dalle politiche ultraliberiste. Nonostante la  difficoltà di collocazione politica, Markovic fu sempre lucido  nell'analizzare quello che stava succedendo e denunziò sempre le  manovre internazionali ed i pericoli di ulteriore smembramento che il  suo paese correva. In seguito al rapimento di Miloševic e durante il  processo-farsa dell'Aia ne prese le difese; dopo l'assassinio di  Miloševic, fu tra le figure più autorevoli a commemorarlo.

Nei testi che abbiamo raccolto alla pagina http://www.cnj.it/documentazione/mihajlomarkovic.htm   si riconosce gran parte del percorso politico e personale di Mihajlo  Markovic, che abbiamo fin qui sintetizzato: un percorso non privo di  incongruenze e di limiti, ma vissuto con la generosità di un uomo di  sinistra - per davvero, non nel senso "italiano" -, un socialista che  ha sinceramente amato il suo paese e la sua gente e per essi avrebbe  voluto la pace e la giustizia sociale. Perciò riteniamo non necessario commentare le opinioni espresse da Markovic, e dai suoi interlocutori, nei testi riportati alla pagina http://www.cnj.it/documentazione/mihajlomarkovic.ht  m, anche laddove tali opinioni potrebbero differenziarsi dalle nostre.  Lasciamo al lettore le sue considerazioni: gli argomenti trattati  restano di eccezionale interesse per chi voglia ricostruire le cause  profonde della crisi jugoslava ed europea degli ultimi decenni.

(A cura di Italo Slavo)

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