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MONDO SENZA GIUSTIZIA: DA GENOVA A CHATILA


Lo scorso settembre - come avviene a settembre di ogni anno - una folta delegazione internazionale, ma prevalentemente italiana, si è recata in Libano per commemorare le 3000 vittime della strage avvenuta tra il 16 ed il 19 settembre del 1982 nel campo profughi palestinese di Sabra e Chatila, a Beirut. Come ogni anno si sono svolti incontri con rappresentanti di tutti i partiti e movimenti palestinesi e con esponenti della sinistra e dei movimenti di resistenza libanesi: dai Nasseriani al Partito Comunista Libanese, dall'organizzazione di resistenza sciita Hezbollah a rappresentanti delle organizzazioni laiche antimperialiste.

Il merito di aver lanciato questa iniziativa va al compianto giornalista antimperialista e sostenitore della causa palestinese Stefano Chiarini, oggi scomparso, e spesso osteggiato in passato anche all'interno del "Manifesto", il giornale per cui lavorava, per le sue idee molto chiare e radicali.
La strage fu materialmente compiuta dai fascisti della "Falange" libanese, ma la direzione strategica dell'orribile episodio fu sempre nelle mani dell'esercito israeliano che aveva invaso il Libano e circondato i campi palestinesi. La responsabilità diretta dell'allora ministro della difesa Ariel Sharon fu riconosciuta persino dal parlamento israeliano, ma nessun tribunale internazionale è stato mai istituito per questo crimine. Come tutti sanno, questi tribunali vengono istituiti solo per chi osa porsi di traverso rispetto agli interessi degli imperialismi  occidentali, come il defunto  Presidente jugoslavo Milosevic, rapito e trascinato di fronte al tribunale dell'Aia.

Nessuno pagherà nemmeno per la terribile strage compiuta dall'esercito israeliano a Gaza (1400 morti; migliaia di case, scuole, fabbriche, infrastrutture distrutte), né per i 1200 civili libanesi uccisi nel 2006 durante l'ennesima invasione e bombardamento israeliano del paese.

Invece, 11000 prigionieri politici palestinesi languono nei carceri israeliane, solo per aver resistito all'occupazione ed all'esproprio della propria terra, molti condannati a 30 anni o all'ergastolo.
Ma la politica dei due pesi e delle due misure ha cittadinanza anche da noi: è di pochi giorni fa la notizia che una decina di giovani, rei di aver sfasciato simbolicamente un bancomat o qualche vetrina durante i fatti del G8 a Genova, sono stati condannati in appello a pene fino a 15 anni di galera (mediamente a 10 anni), mentre nessuno dei poliziotti che hanno torturato i manifestanti arrestati nella caserma di Bolzaneto o che hanno sfasciato la testa e le braccia dei giovani che dormivano alla scuola Diaz sconterà un solo giorno di prigione. Tutti i mandanti di questi crimini sono stati promossi ad incarichi superiori.

D'altra parte che dire di un mondo dove il premio Nobel per la pace viene assegnato a Barak Obama, un presidente, che mentre parla di pace col suo sorrisetto melenso, alimenta la guerra in Afganistan, continua ad occupare militarmente l'Iraq, tiene aperto il campo di concentramento di Guantanamo nonostante le promesse di chiusura, non fa nulla per fermare la colonizzazione dei territori palestinesi occupati e l'espulsione degli abitanti arabi dalla loro terra. E' proprio vero che

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