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La VOCE ANNO XXI N°2

marzo 2018

PAGINA 3

Onorificenza Internazionale Medaglia della Amicizia col Popolo della RPD di Corea alla Partigiana Miriam Pellegrini Ferri.

Invito all’ Ambasciata di Cuba in Italia dal Consigliere Politico Yamila Pita Montes.

Colaboracion con Radio Habana Cuba. - Curriculum Miriam

Estratto dei Twitt di Miriam



Miriam su Facebook



Il pareggio di bilancio in Costituzione c’è solo da sei anni ed è una ’camicia di forza’ neoliberista


di Francesco Erspamer*<

Forse non tutti sanno che la parte dell’articolo 97 della Costituzione che impone il pareggio di bilancio, citata da Mattarella per criticare il governo e il DEF di pochi giorni fa, esiste solo da sei anni. Non c’era infatti nel testo stabilito dall’Assemblea Costituente nel 1947, che si limitava a stabilire il "buon andamento e imparzialità dell’amministrazione". Il liberale Einaudi tentò già allora di farlo inserire nella Carta ma c’erano i comunisti e per paura di loro la DC era costretta a fingersi populista, così la norma non venne presa in considerazione.

La promise Berlusconi nel 2011 (era di moda negli Stati Uniti, chiesta a gran voce dalla destra antikeynesiana, e fra gli euroburocrati) ma a farla approvare ci pensò Monti l’anno seguente con la consueta scusa dell’emergenza, a larga maggioranza ma senza una vera discussione parlamentare o pubblica e con un iter insolitamente rapido. Favorevoli ovviamente Pd e FI; a opporsi furono solo, accanto al M5S (non rappresentato in Parlamento), Rifondazione e SEL, ancora non interamente scivolate nel liberismo liberal.

Mi auguro che appena possibile questo governo corregga l’articolo 97 eliminando la "camicia di forza economica" voluta da Monti (la definizione è di cinque premi Nobel per l’economia, in un loro messaggio del 2012 al presidente americano Obama) e oggi celebrata da Mattarella.


*post Facebook del 30/09/2018

Deficit di sinistra


Il Simplicissimus

Se piegano la testa allora vuol dire che sono come Tsipras, se invece resistono ai ricatti come è successo con la Nota di aggiornamento al Def e la resa del ministro Tria, sono invece dei pericolosi sovversivi o magari Tsipras di destra. Se di fonte alla disubbidienza europea del governo Conte è assolutamente scontata la reazione scomposta e rabbiosa degli ambienti euro finanziari e dell’asse politico che da esso dipende in via diretta, diciamo dalla Meloni alla Boldrini frequentatrici assidue del bar Quirinale, non è altrettanto scontato il giudizio negativo di quella galassia della sinistra italiana che ambirebbe a riconquistare i ceti popolari, ma che quando si passa dalle parole ai fatti sembra smarrirsi e ritrovarsi assieme al padrone a recitare la preghiera mattutina davanti alle borse. La si ritrova a chiedersi se la disubbidienza ai diktat europei che sottraggono risorse e diritti alle classi popolari non susciti una reazione vendicativa che finirà per colpire i più poveri. Tutto questo è davvero straordinario perché è l’esatto contrario della politica: se sei costretto a ubbidire a un sistema costruito sulla disuguaglianza, illudersi che questa possa essere smussata all’interno di tale paradigma, è semplicemente un non senso, una fuga dalla razionalità e dalle responsabilità.

Qui non si tratta di dare un giudizio positivo o negativo del governo, di valutarne la coerenza interna o di discutere se il leggero allentamento unilaterale del deficit e dunque della spesa pubblica, ( peraltro praticato in silenzio e sottobanco fin dal 2015, ma qui è la frattura ufficiale che conta) andrà a favore dei ricchi o dei ceti popolari: tutti questi elementi ovviamente contano, così come pesa il fatto che molti provvedimenti governativi appaiono ambigui e/o abborracciati. Tuttavia in questa fase tali fattori sono del tutto marginali di fronte al coraggio o alla disperazione della disubbidienza aperta e senza gli infingimenti degli anni passati ai poteri oligarchici di Bruxelles che sono la causa prima oltreché la causa efficiente dell’impoverimento e della devastazione dei diritti.

Capisco che una certa sinistra rosichi nel constatare di essersi lasciata sfuggire la primogenitura, di aver da tempo perso i contatti con le classi di riferimento, di sentirsi protagonista di un gioco da tavolo piuttosto che della realtà, ma invece di fare ciò che le sarebbe proprio, ovvero combattere perché l’aumento di deficit vada a favore di chi è stato trascinato nel vortice della povertà e della non rappresentanza, se la prende col deficit stesso finendo per essere sulle stesse posizioni di Junker.

La cosa è ancora più grave perché le decisioni governative non sono certo la vittoria definitiva, ma solo l’inizio di una battaglia che sarà lunga, difficoltosa e richiederà scelte radicali che probabilmente gli attuali protagonisti non sono in grado di fare o di concepire, fatto salvo l’intervento di Padre Pio. Ma non si può negare un elemento significativo che va ben al di là di Di Maio e di Salvini che di certo non sono Cavour: la scelta di resistere ai diktat di Bruxelles e di diventare degli eretici della teologia finanziaria berlinese, piuttosto che orientarsi su una resa ammantata di belle parole o di finte ribellioni come da 20 anni a questa parte, significa che il clima nel Paese è profondamente cambiato e la calata di braghe non paga più.

A fronte di questo vediamo una sinistra che nella sua nella sua fuzzy logic si divide nella sostanza alla ricerca di future unità di forma elettorale: il segretario di Rifondazione, Maurizio Acerbo, per esempio, ha promosso un appello contro l’adesione a Potere al popolo, cercando alleanze per le elezioni europee con De Magistris e soprattutto con l’Altra Europa che ha ancora Tsipras fra i suoi eroi. Se davvero ci crede si vede che non ha capito proprio niente, se invece cerca una cadrega personale ha proprio capito tutto. , Ma ormai parecchi spezzoni della sinistra italiana hanno cessato di esprimere una posizione politica per diventare una questione freudiana.

Notizia del: 29/09/2018

Mentre in Italia si parla delle minacce di Casalino, in Germania vogliono espellere gli italiani senza lavoro

di Giuseppe Masala*

Mentre in Italia si parla di Rocco Casalino e delle sue minacce, in Germania pare stiano arrivando le lettere ai cittadini italiani senza lavoro e che vivono beneficiando del welfare tedesco: li si invita o a dimostrare di essere in grado di sostentarsi autonomamente oppure a trovarsi un lavoro entro 15 giorni; pena l’avvio della procedura di abschiebung. L’espulsione verso l’Italia.

La notizia è di oggi, quindi a qualche giorno di distanza dal vertice di Salisburgo nel quale si è chiesto all’Italia di cedere sostanzialmente la propria sovranità sui confini a Frontex (e dunque alla UE), pena l’uscita dell’Italia da Schengen.

Mi pare che si stia andando, piano piano, ad una resa dei conti in seno UE tra il blocco nordeuropeo e l’Italia.

Ora possiamo riprendere a discettare di Rocco Casalino.

*post Facebook del 22/09/2018 - Notizia del: 22/09/2018

"IL TRIONFO DEI TRUFFATORI" (anno 2014)

Mario Albanesi
Pubblicato il 17 set 2018

La privatizzazione della Rai rappresenta un duro colpo alla Nazione che viene privata di un suo bene di comunicazione essenziale. Dopo una pubblicità martellante e mendace un gruppo di truffatori trionfa.
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Riproponiamo alcuni editoriali del passato contro le privatizzazioni e a favore delle nazionalizzazioni dei beni e dei servizi primari dello Stato. Invitiamo a tener conto che il commento è stato girato in un contesto assai diverso dall’attuale (M. Albanesi).

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