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La VOCE  ANNO XIII  N°  3

NOVEMBRE   2010

PAGINA  3


Obama dovrebbe essere più prudente, cogliere dalla sua anima qualcosa della pazienza asiatica o della bontà africana che si annida nei suoi geni per evitare l'olocausto nucleare.

Potrebbe farcela se agisse con fermezza contro i falchi. Una o due guerre contemporanee contro sistemi popolari, come nel caso della Corea del Nord e dell'Iran, per gli enormi costi in risorse umane e materiali sarebbe la fine definitiva del sistema egemonico imperialista.

La percezione di questo contesto, tanto dell'Iran come della Corea del Nord, è molto suggestiva, secondo gli stessi portavoce di questi paesi. Sono disposti a tutto e hanno pronosticato agli USA una sconfitta atroce. Le ragioni non mancano.

L'èlite al potere negli USA, e gli stessi che fanno parte del Club Blindeberg, sanno che una guerra nucleare contro l'Iran e la Corea provocherebbe seri danni nelle loro basi militari sparse in Asia e Medio Oriente, oltre a quelli nelle proprietà statunitensi in tutto il mondo.

Se scoppiasse un conflitto nucleare in uno dei due paesi, subito coinvolgerebbe l'altro per evitare che gli USA possano attaccarli separatamente. E' la logica bellica.

L'Iran è appoggiato sempre più apertamente da Russia e Cina, che a sua volta è sempre stata dalla parte della Corea del Nord, come capitò tra il 1950 e il 1953, quando dopo solo tre anni dalla nascita della Repubblica Popolare Cinese un'armata cinese, l'Esercito Volontario Popolare, aiutò i nordcoreani a vincere le truppe statunitensi del generale McArthur e a ricacciarli fino al 38° parallelo che oggi divide le Coree.

E nel gioco si deve pur tenere conto degli alleati dei due schieramenti, in cui gli USA sono in minoranza.

Questi quattro processi sono legati fra loro in tal modo che non si può fare un'analisi di un singolo fatto in Asia senza considerare l'impatto dialettico fra di essi.

Bisogna riconoscere che il rapporto di forze non favorisce in modo netto l'opzione bellicista, e ancor meno l'opzione imperialista yankee di continuare a sfruttare il mondo.


NOTE

(1) Cinque princìpi asiatici alla base dell'accordo fra Chou En Lai e Jawajarhal Nehru, fra Repubblica Popolare Cinese e India nel 1954, nel primo Trattato di Cooperazione fra le due repubbliche e che in seguito ha prodotto la dichiarazione di Bandung del 1955 e la Costituzione nel 1961 del Movimento dei Paesi Non Allineati.

Quest'ultima è ben diversa dalla Carta dell'ONU del 1945 perché più adeguata e soprattutto conferisce uguale dignità, fratellanza e cooperazione

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