Quest’opera di Friedrich Engels, a mio parere, è di grande e incredibile importanza e attualità, nonostante siano trascorsi 124 anni dalla stesura, avvenuta nel 1884; con la sua lettura si riesce con grande facilità a rispondere a domande fondamentali di carattere storico, sociologico, politico-economico ed antropologico, in un contesto di profondo rigore scientifico.

Citare tutti gli aspetti che hanno destato la mia attenzione sarebbe troppo lungo, pertanto ne accennerò solo ad alcuni.

Da sempre gli istituti scolastici e i mezzi di informazione ci hanno fatto credere nell’inferiorità e brutalità dei popoli cosidetti “selvaggi”, ma in questo lavoro F. Engels ci dimostra il contrario. Nello stato primitivo tutti gli individui erano uguali e liberi, tutto era in comune, all’interno della tribù vigeva la poligamia e la poliandria, i figli venivano considerati in comune a tutti, c’era il matriarcato.

Ciò che scoprì Engels è stato ampiamente confermato da decenni di studi antropologici, rivelando anche una globale diffusione di tale società comunista spontanea, tra i popoli antichi. È ovvio che l’attuale società giudaico-cristiana-capitalista tiene celate le opere di F. Engels, altrimenti i popoli, della verità, causerebbero il crollo delle religioni e dell’imperialismo liberista.

Il testo spiega con grande semplicità ed analisi scientifica il passaggio da quell’età aurea dell’umanità all’attuale stato civile dominato dalla proprietà privata, dalla monogamia, dal patriarcato e dallo sfruttamento dei non abbienti con la relativa mercificazione di qualsiasi cosa ed essere vivente, compresa l’intera umanità.

Dal pensiero di F. Engels ho capito che ad ogni progresso corrisponde allo stesso tempo un regresso relativo, ove il benessere e lo sviluppo dell’uno si compie tramite il dominio e la repressione dell’altro e nel XXI secolo coincide con un forte e forse irreversibile deterioramento ambientale e della salute umana.

F. Engels mi ha fatto capire che lo Stato è un’istituzione che perpetua la divisione della società in classi, il diritto della classe abbiente allo sfruttamento dei non abbienti; esso nasce per mitigare il conflitto di classe e lo mantiene entro i limiti dell’ordine; è lo Stato della classe sfruttatrice.

Ho imparato che il motore della civiltà è stato ed è la pura semplice avidità, la ricchezza del singolo miserabile individuo e non della società; perciò si fonda sullo sfruttamento di una classe da parte di un’altra e si sviluppa in uno stato di conflitto perenne.

Engels mi ha insegnato che le religioni nascono e si sviluppano come supporto della proprietà. Leggere questo testo c fa capire e ci dà la forza di poter cambiare le cose, fino a quando, forse tra qualche secolo, l’umanità potrà vivere in una società pienamente comunista, ma questa volta su basi totalmente scientifiche con l’eliminazione della produzione capitalista e dei rapporti di proprietà e quando maturerà una nuova generazione di donne e uomini, completamente alieni dalla criminale superstizione religiosa, ove si concedano all’altro solo per amore e costruiranno da loro stessi la propria prassi.