Giù le mani dalla Corea socialista


2 giugno alle ore 15:14

KIM JONG IL CONTRO IL LOGORIO DEL CAPITALISMO MODERNO


I paesi capitalistici sviluppati sembrano nel pieno della prosperità, ma vengono tuttavia corrosi dall’interno per effetto di contraddizioni che non cessano di crescere.
Con i canali di smercio sempre più intasati, i capitalisti cercano di creare artificiali bisogni inumani e di imporre alla gente una vita materiale anomala. Essi fabbricano tutta una serie di articoli che sollecitano la stravaganza, la corruzione e la licenziosità e che portano alla paralisi del corpo e dello spirito umano, per questo col passare dei giorni si assiste alla rapida moltiplicazione dei tossicodipendenti, degli alcolisti e dei pervertiti; le persone vengono quindi mutilate sul piano fisico e mentale. Anche i difensori della borghesia riconoscono amareggiati che questo è un malanno incurabile del capitalismo moderno.
Per annientare la coscienza ideologica sovrana delle masse lavoratrici e renderle succubi del proprio regime di sfruttamento, i capitalisti si apprestano a diffondere idee e culture reazionarie ed antipopolari insieme al corrotto modo di vita della borghesia. I paesi capitalistici sono effettivamente pervasi da concezioni reazionarie e superstizioni di ogni tipo che, come droghe, paralizzano gli animi sani e li abbruttiscono; è in vigore una specie di legge della giungla, sorgente di piaghe sociali come l’immoralità, gli omicidi e le rapine dilaganti e motivo di terrore ed inquietudine per la popolazione. Così, nella società capitalistica, più le ricchezze materiali si accrescono e più la vita spirituale s’impoverisce.
Per mantenere le sue posizioni privilegiate sempre più compromesse, da un lato la classe capitalista ricorre a stratagemmi per sedurre, ingannare e corrompere le masse, e dall’altro sceglie di fascistizzare la macchina governativa reazionaria e di rafforzare la sua politica aggressiva e bellicosa.
L’eccentricità imposta alla vita materiale, l’impoverimento della vita spirituale e culturale e il corso reazionario impresso alla vita politica: queste sono le caratteristiche fondamentali della società capitalistica e mettono in luce la natura antipopolare e la putrefazione dell’imperialismo moderno.
L’essere umano ha bisogno di godere non soltanto del benessere materiale e di una buona salute fisica per svilupparsi, ma anche di grandi ricchezze spirituali, e di realizzarsi dal punto di vista morale e culturale. Inoltre gli uomini aspirano a vivere unendosi come uguali padroni della società e a perfezionarsi attraverso la dimensione socio-politica immortale del proprio essere. Si può affermare che questa è l’esigenza intrinseca dell’uomo, essere sociale.
Per sviluppare la vita sociale in conformità a quest’esigenza intrinseca, bisogna fare in modo che la vita spirituale e culturale e l’attività politica si evolvano di pari passo col miglioramento del benessere materiale. Tuttavia i capitalisti desiderano che le persone si abbandonino a un’esistenza corrotta e divengano schiave del denaro. Perciò rifiutano d’investire nell’arricchimento della vita spirituale e culturale. Spendono invece un sacco di soldi per contenere lo sviluppo spirituale e culturale dei lavoratori. Peraltro elevando la posizione politica delle masse lavoratrici e attribuendo loro funzioni più incisive, il dominio politico dei capitalisti rischia di trovarsi minacciato. Così questi ultimi danno fondo alle proprie risorse per impedire lo svolgimento delle attività politiche dei lavoratori. Nella società capitalistica le persone sono sempre più schiave del denaro e dei beni materiali e la loro dimensione politica viene soffocata.
In questa società non è possibile colmare le disuguaglianze nella vita materiale, lo squilibrio tra il benessere materiale e la povertà spirituale e culturale o tra la crescente aspirazione delle masse popolari alla sovranità e il deterioramento della vita politica. Per eliminarli e sviluppare in armonia il benessere materiale, la vita spirituale e culturale e la vita politica delle masse lavoratrici, occorre seguire la strada del socialismo. Tuttavia, per loro natura di classe, gli imperialisti non vogliono abbandonare il capitalismo e si fanno sempre più reazionari, in contrasto con la natura sovrana dell’umanità.
Al giorno d’oggi, via via che si aggravano l’ineguaglianza e gli squilibri nella società capitalistica e che si accentua la natura reazionaria ed antipopolare dell’imperialismo, le contraddizioni tra le masse popolari che aspirano a vivere e a svilupparsi in totale indipendenza e la classe capitalista risultano sempre più esacerbate, e il capitalismo va incontro alla rovina.

— Kim Jong Il, Opere scelte, vol. IX, Edizioni in lingue estere, Pyongyang, 1997, pp. 27-29.