NATURA E STORIA di Mauro Cristaldi

Il rapporto tra storia e natura è intrinseco ad una medesima argomentazione, per cui il termine "storia" si applica abitualmente alla successione (cfr. F. Engels - "Origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato") delle civiltà fondate dall’Uomo (Homo spp.) – specie di scimmia originata da diverse popolazioni ampiamente interfeconde, alla quale apparteniamo esprimendone le potenzialità intellettuali in culture diverse ma tra loro altamente interattive (da cui le potenzialità del meticciato tra popolazioni, sec. Annamaria Rivera). Il termine Storia si riferisce anche alle altre specie biologiche ed all’ambiente in generale ("Storia naturale"), essenzialmente nei termini usati dal naturalista romano Plinio Seniore, che raccolse i saperi teorici e pratici accumulati fino al I sec. e ne compilò una summa enciclopedica: "Naturalis Historia" (23-79 d.C.); col termine Natura si intendono più propriamente i meccanismi intrinseci del funzionamento del sistema naturale (cfr. F. Engels - "Dialettica della Natura"), distinguibile scolasticamente in abiotico e biotico e contrapposto al termine di sistema artificiale; ma il termine “Natura” di per sé resta piuttosto astratto (con esplicita esclusione nel dialetto napoletano), in quanto corrispondente ad uno stato strutturale e contingente di movimento della materia. Per “Storia” si intende più propriamente il divenire di tale movimento nel corso del tempo (freccia del tempo), che rappresenta l’irreversibilità dei fenomeni (sec. I. Prigogine). La comune genealogia di “storia” e “natura” ne designa la stretta interdipendenza nell’interpretazione fornita dal "materialismo storico" (seguendo la concezione di Marx e di Engels) e la sua interpretabilità gnoseologica nei termini del "materialismo dialettico", le cui origini si ritrovano nel pensiero idealistico di Hegel e vengono applicate (e debitamente capovolte) da Marx e Engels ai fini della realizzazione materiale della lotta di classe, che si risolve con la rivoluzione socialista per l’affrancamento dell’umanità  dal vincolo delle stesse classi sociali (comunismo) e dal giogo del padronato mediante la riappropriazione totale dei mezzi di produzione da parte degli sfruttati.
Complesso, soprattutto oggi, è ricostruire i rapporti storici, sociali ed economici tra umanesimo e naturalismo, e ciò nel tempo in cui la Scienza sta prendendo in conto i suoi limiti e l’Umanesimo tenta di avvicinarsi al rigore scientifico della Scienza, soprattutto attraverso il metodo di studio, iniziando - a grandi linee - dallo sperimentalismo tardo-rinascimentale (Galilei, Torricelli, Borelli, Bacone, Cartesio), passando per l’illuminismo francese (Rousseau, Diderot, Lamarck), con il supporto interpretativo dato dalla continuità della filosofia tedesca (Kant, Hegel, Feuerbach, Marx, Engels, Freud, Einstein, Adorno, Marcuse), dall’evoluzionismo (Darwin, Timiryazev, Haldane, Mayr, Gould) e attraverso l’apporto conoscitivo delle rivoluzioni russa e cinese (Lenin, Stalin, Mao). La Scienza, come l’Economia, che Marx considera parte essenziale della prima, tende ad essere asservita alla classe dominante, nella fase attuale in primo luogo a quella capitalista che se ne è avvalsa per l’aggressione alla natura e alle sue risorse (in parallelo all’aggressione esercitata sulla forza lavoro) ai fini di una tecnologia che, fin dal termine del XX secolo, ha rivelato negli armamenti di distruzione di massa la sua indole compiutamente distruttiva (genocidio ed ecocidio), diretta verso gli stessi sistemi di sopravvivenza. La Tecnologia, anche nel mondo socialista ed in risposta alle aggressioni del capitalismo, ha dovuto assumere caratteristiche simili a quelle tipiche del mondo capitalista. Tuttavia la Scienza di base, ad es. durante il socialismo sovietico (e.g. libro di N. Vorontsov sulla misconosciuta storia della Biologia in Unione Sovietica, compreso il caso Lisenko), è riuscita a fornire teorie e prodotti confacenti agli interessi delle masse popolari (si pensi alla medicina a Cuba ed alla ricerca fisica e biologica nei paesi del COMECON). La necessità di "scimmiottamento" del "progresso" capitalistico (quest’ultimo nella sua fase matura basato sullo sfruttamento imperialista) e dei suoi falsi miti consumistici (legati alla sovrapproduzione, ad es. di automobili e di armi) ha indotto nelle economie socialiste una necessità di concorrenza col sistema opposto generando scarse vere alternative (satelliti artificiali, missili da guerra, spionaggio), se purtuttavia occorre escludere, e doverosamente, la maggiore cura per la salute pubblica e per l’alimentazione garantita. Il sistema socialista pertanto è stato costretto ad accettare le guerre, non sempre vincendole (e.g. guerra di Spagna, fino alla disastrosa guerra cino-vietnamita). Se l’efficienza del capitalismo sta nello sfruttamento della natura e della forza lavoro, esso, fino alla sua totale degenerazione, si rivelerà un sistema dominante e concorrenziale, soprattutto nella coesistenza e nei confronti di un sistema più fragile basato sulla solidarietà umana e sul rispetto della natura come presupposti fondamentali degli interessi umani rispetto alle risorse del pianeta (sul modello comportamentale proposto dalle culture amerindie, spesso in perfetto equilibrio con gli ecosistemi dove esse erano inserite prima di essere distrutte dal colonialismo yankee, prima forma di realizzazione del dominio imperialista). Si ribadisce in tal senso la necessità di un sistema solido e autoritario, caratteristico della fase socialista, che Marx ed Engels individuarono nella "dittatura del proletariato", poi realizzato nel Partito Bolscevico di Lenin. L’uso strumentale e ideologico che il capitalismo ha sempre fatto di questa necessità di difesa di una società embrionale come quella socialista - che si è avvalsa, peraltro, degli errori che ciascun embrione è costretto ad attuare (genetica, epigenetica e selezione naturale) per raggiungere la vita adulta - ha permesso una sopravvivenza spesso stentata dei paesi socialisti, tenendo altresì in conto quanto in URSS e in Cina essa sia stata attaccata materialmente (embarghi, guerre) e ideologicamente (come pure in Cuba, Nord Corea, paesi dell’ALBA), ma da cui, ad es., il popolo cinese è uscito, evitando o rimandando una guerra mondiale sullo scenario cinese, ma trasformando miratamente (con Teng Tsiao Ping) una parte della sua economia socialista in economia capitalista, col rischio che quest’ultima avrebbe potuto divenire dominante.
L’”ambientalismo”, sorto come reazione collaterale allo sfruttamento delle risorse naturali a discapito delle future generazioni (Vernadskij, Georgescu-Roegen, Dubos, Commoner) nell’ambito di paesi a capitalismo avanzato (ma anche dal socialismo, tanto "reale" quanto malaccorto alla bulgara, alla russa o alla rumena), ha rappresentato, anche in assenza di una interpretazione materialistico-dialettica, una forza dirompente che ha tardato molto ad essere accettato dal rivendicazionismo operaio, non essendo stato colto nella sua portata rivoluzionaria dai marxisti classici, in quanto si configurava come movimento antisindacale, non riconoscendo esso, nella sua forte componente borghese, la necessità delle rivendicazioni operaie sul tema della salute, ma esclusivamente sul piano economico (e.g. linea della contraddizione "insanabile" salute/lavoro), che tuttavia non faceva affatto i conti con le collaterali perdite di risorse in tutto il sistema Terra. Sono stati necessari alcuni notevoli disastri epocali per porre fine a questo equivoco (Hiroshima e Nagasaki, Mar d’Irlanda, Minamata, guerre di Indocina, Seveso, Foresta amazzonica, Baltico, Three Miles Island, Chernobyl, guerre e carestie in India, Africa, Medio Oriente, Balcani, aree di sperimentazione bellica, contaminazione da Fukushima, Taranto, Casertano), evidenziando che a tali punte di iceberg corrispondevano inquinamento e degrado generalizzato, in cui la contaminazione del territorio corrisponde alla contaminazione, a gradi differenziati, di tutti gli alimenti disponibili, nonché a rapidi cambiamenti climatici (nettamente corrispondenti alla immissione di eccessi di gas serra in atmosfera a seguito delle attività umane) che portano a disastri geodinamici (scioglimento dei ghiacciai e innalzamento del livello dei mari), alterazione degli eventi meteorici (alluvioni, uragani, modificazioni del regime delle acque) e crescente aumento della temperatura globale (scioglimento dei ghiacciai, desertificazione, migrazioni di nuove specie di "invasori climatici"). Secondo i gestori mondiali del sistema Terra (ONU, FAO, OMS, UNESCO), ci si dovrebbe accontentare della tutela esclusiva degli hotspot di biodiversità - 34 siti distribuiti nella fascia tropicale e nell’emisfero australe, cioè nei punti dove è attualmente minore la concentrazione industriale - mentre tutto il resto del mondo sarebbe destinato a subire il degrado programmato nella gestione capitalistica.
A questo punto si individua nel problema energetico il punto di arrivo delle contraddizioni tra l’indole umana, la sua storia e la natura che le comprende, o, come notava Marx, le supera nel fatto che l’Uomo, in quanto specie ben attrezzata crea (apparentemente?) la propria storia attraverso i suoi peculiari strumenti naturali (cervello, stazione eretta, mano): tutte le specie animali, contrariamente alle Piante, si contraddistinguono mediante una strategia di sopravvivenza basata sulla velocità (e.g. sistemi predatore/preda) e/o sulla resistenza alle malattie (immunizzazione, coagulazione, depurazione), per cui la velocità viene realizzata attraverso "prove selettive di efficienza" di due sistemi nuovi e peculiari tipici della vita animale pluricellulare: il sistema nervoso centrale e la muscolatura somatica, in massima sinergia tra loro, e il sistema digerente collegato ai primi due mediante il sistema nervoso autonomo; la seconda, caratterizzata dalle difese organiche, mediante la rete circolatoria (sangue) che trasporta acqua, elementi figurati, metaboliti. La massima efficienza energetica (tanto efficiente quanto dispersiva) viene fornita dai Vertebrati endotermi, in cui il calore viene conservato come temperatura basale dell’organismo (Uccelli e Mammiferi). La specie umana, attraverso la sua razionalità cerebrale e quindi intellettuale, tende a sfruttare l’ambiente e sé stessa con la massima celerità possibile, come di fatto si realizza nel corso della sua relativamente breve storia evolutiva. Pochissimi endotermi (come i bradipi) tendono naturalmente a frenare questa irrefrenabile tendenza a bruciare risorse energetiche (e quindi pure ambiente, specie, spazi, acqua, cibo, sesso), ma tantomeno lo attua il cosiddetto uomo "civilizzato", l’uomo "ideale" creato dal capitalismo, che in questa fase di massimo sfruttamento monopolistico forza il sistema naturale da cui continua a dipendere per appropriarsi delle risorse residue, mentre, al contrario, dovrebbe tendere a risparmiare risorse in funzione di una maggiore futuribile efficienza energetica, che permetta di rimediare ai guasti finora commessi. La capacità di tutelare il sistema naturale da parte capitalistica pare tuttavia non esistere affatto, se si esclude qualche provvedimento di facciata e non si considerano le gestioni finalizzate a circoscritti interessi di comprensorio (aree militari, minerarie, turistiche, industriali, agricole, urbane), che i parchi "protetti" servono spesso a mascherare imbellettandone l’immagine estetizzante con il concetto di paesaggio. L’esigenza energetica massima dell’economia capitalistica per il controllo imperialistico delle risorse degenera in guerre, soprattutto ora in cui i combustibili fossili vanno in esaurimento (petrolio, gas) o si rivelano dannosi per la sopravvivenza (carbone). Le risorse rinnovabili propagandate dall’ecologismo (solare, eolico, geodinamico) si rivelano insufficienti (sec. A. Di Fazio sufficienti al 3% del fabbisogno attuale), se non a volte occasionalmente e/o prospetticamente dannose (fotovoltaico, geotermico, biomasse, ecodiesel, organismi geneticamente modificati). La fusione fredda come fonte energetica si sta presentando fin d’ora come ipoteticamente congeniale agli interessi dell’umanità (sia nei paesi a gestione socialista che in quelli a capitalismo avanzato, dove già vengono riservati alla dissipazione militare-industriale), anche perché tutti i sistemi di produzione energetica dominanti sono ormai monopolizzati (esempio classico la fusione calda per la quale continuano ad essere letteralmente sperperati la maggior parte dei fondi pubblici destinati alle ricerche) e quindi poco suscettibili per una riconversione con investimenti au fond perdu. La recente utilizzazione della fusione fredda come innesco per bombe atomiche a bassa massa critica ne impedisce momentaneamente una corretta riconversione d’uso ai fini della produzione energetica, mancando questa di sperimentazione adeguata. Il sistema dello spreco energetico genera scorie, che non sono soltanto rappresentate dai rifiuti domestici delle città stracolmi di spesso inutili confezionamenti, ma di scorie complessivamente di origine industriale non riciclabili, che i diversi sistemi a fonti non rinnovabili utilizzano, pesando su tecnologie di smaltimento non adeguati e sugli accumuli inquinanti che contaminano, in sinergia con xenobiotici di sintesi, le risorse primarie (acqua, alimenti, ambienti di vita), giungendo al rischio di estinzione della specie umana stessa (come denunciato da tempo da Fidel Castro, el reflexivo). Ne risulta perfino la necessità del recupero del termine "patria", usurpato dai fascisti, per indicare l’insieme di territorio, storia e cultura in una prospettiva socialista e quindi la scelta obbligata della rivoluzione socialista per il risolutivo cambiamento di un indirizzo planetario, che oggi sembra invece irrimediabilmente devoluto al disastro: il capitalismo sta uccidendo l’umanità stessa, ma più difficilmente lo potrà attuare per tutta la natura, per cui occorre agire subito attraverso una strategia diretta alla formazione di avanguardie preparate per la guida verso il richiesto, imprescindibile e necessario cambiamento - chiamato nella sua prima fase socialismo - del sistema politico-economico capitalista. Quindi le diverse fasi attraverso cui passare consistono in:
1)  Documentazione: occorre raccogliere ed editare le opere fondamentali ignorate o marginalizzate nella tradizione comunista, anarchica e socialista, privilegiando il misconosciuto materialismo dialettico marxista, formalmente abbandonato, ma cripticamente o inconsciamente utilizzato nel metodo scientifico, come affermava Engels;
2) Ricerca: ricerca attiva delle opere che maggiormente divulgano la critica storica e dialettica del capitalismo e descrivano le metodologie per la presa del potere e la creazione del socialismo, verso la sua realizzazione (energia, ecologia, economia) attraverso pratiche di produzione e partecipazione sostenibili mediante la tutela delle risorse, della cultura e del paesaggio;
3) Formazione: storia umana e naturale come cardini della comprensione della realtà e delle sue possibilità di riconversione in senso socialista; si collega alle modalità di informazione che le avanguardie rivoluzionarie, attraverso il metodo maoista dell’inchiesta, devono trarre come insegnamento dalle masse che soffrono le contraddizioni del sistema in atto.