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Noi vi chiediamo di rompere questo silenzio, che scriviate su questi temi e che pubblichiate la verità.

La normalizzazione dei rapporti tra Cuba ed USA dipende più dagli Stati Uniti che da Cuba. Il Presidente Raúl Castro ha offerto tante volte la sua disposizione a dialogare con questo paese a partire dal rispetto mutuo, di reciprocità e di non ingerenza sugli argomenti interni. L'amministrazione del Presidente Obama ha respinto tutte queste proposte.

La retorica diplomatica statunitense per giustificare l'imposizione di sanzioni economiche a Cuba non ha smesso di cambiare per decenni, si rinnova ogni certo tempo. All'inizio della Rivoluzione si trattava delle nazionalizzazioni e delle proprietà nordamericane. Poi dell'alleanza con l'Unione Sovietica.

Poi dell'intervento cubano in África per lottare contro l'apartheid. Nel 1991, dopo la caduta dell'Unione Sovietica, invece di normalizzare i rapporti con Cuba, gli Stati Uniti hanno rinforzato il loro stato d'assedio economico contro la popolazione cubana e ha presentato l'argomento dei diritti umani e dei prigionieri politici.

In questo momento, tutti i prigionieri cosiddetti politici sono stati liberati e secondo Amnesty International non c'è oggi nessun prigioniero politico a Cuba e nonostante ciò, l'Amministrazione Obama si rifiuta di cancellare le sanzioni economiche.

Il blocco degli USA è costato a Cuba 751 miliardi di dollari, si mantiene, si è rinforzato dall'arrivo al potere di Barack Obama, così come si è intensificata la persecuzione contro gli attivi cubani nelle banche internazionali, cercando, e a volte riuscendo, d'internazionalizzare leggi e multare terzi per aver commerciato con Cuba.

Il blocco è stato condannato per 19 anni consecutivi nell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ed è rimasto; quest'anno si tornerà a votare.

Denunciando ciò si fa un atto di moralità, rompere questo silenzio è un atto di responsabilità.



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