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RIFORMA "GELMINI": LA RIVOLTA


Infuria una vera e propria sacrosanta rivolta contro la cosiddetta "riforma Gelmini" voluta dal governo Berlusconi-Tremonti, che prevede tagli drammatici  per la scuola, l'università e la ricerca italiane. Dopo lo sciopero generale della scuola indetto il 30 ottobre, studenti universitari hanno occupato i tetti della Facoltà di Architettura a Roma e di monumenti-simbolo in tutta Italia. Un tentativo di irruzione è stato fatto al Senato della Repubblica.
Oggi, 30 novembre, nel momento in cui è scritto quest'articolo,  studenti medi e universitari hanno invaso strade e piazze di Roma, Milano, Torino, Genova, e molte altre città e assediano il Parlamento dove si discute la riforma.

Dopo i tagli che hanno espulso dalla scuola migliaia di insegnanti, si vuole ora precarizzare al massimo e poi espellere dall'università migliaia di ricercatori in un paese come l'Italia che è già il fanalino di coda nel settore della ricerca tra tutti i paesi sviluppati, spendendo solo l'1,1% del PIL per la ricerca. Non a caso anche i tetti del CERN a Ginevra sono occupati per protesta da ricercatori italiani.

Inoltre l'ingresso di cosiddette "fondazioni" nei consigli di amministrazione universitari indica un processo strisciante di privatizzazione dell'università pubblica, con l'ingresso di finanziatori privati in varie università e la prossima divisione delle università in istituti di classe "A", "B" o "C". Intanto fioccano le promesse di finanziamento di scuole e università private ed aumentano le spese militari per finanziare le nostre spedizioni sui vari fronti di guerra al servizio dell'imperialismo americano e per l'acquisto dei costosissimi aerei F-35 con la scusa che alcuni pezzi e l'assemblaggio avverrebbero in Italia.

La cosiddetta opposizione, e la CGIL, stanno giustamente appoggiando la protesta di insegnanti, ricercatori e studenti: ma abbiamo il dovere di chiederci quanto questo significhi il dispiegarsi di una strategia alternativa e quanto non sia puramente strumentale in vista di un semplice cambio di governo, magari con l'aiuto di personaggi come Fini, Casini o Rutelli. Ciò che hanno fatto i governi di "centro-sinistra" in passato in materia di istruzione, di finanziamento della scuola privata e di ricerca (la "riforme" di Luigi Berlinguer bruciano ancora!) non fa sperare bene.

Anche l'atteggiamento della "sinistra" di fronte alle provocazioni dell'imperialismo verso la Corea Democratica e l'Iran, il finanziamento dato alle missioni militari, e l'acquiescenza verso i crimini del colonialismo sionista in Palestina non depongono bene; e la nuova federazione della sinistra non sembra una risposta adeguata alle necessità della politica italiana. Il problema primario del nostro tempo è quello di creare un movimento politico che abbia tutti gli strumenti teorici e materiali atti a raccogliere ed indirizzare la rabbia di studenti, precari, lavoratori, migranti (come quelli che  hanno occupato l'Asinara o sono saliti sulla gru a Brescia). Speriamo che la protesta trovi una sponda adeguata e non si disperda nel nulla.

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