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La VOCE  ANNO XIII  N°  4

DICEMBRE    2010

PAGINA II

Ovviamente, chiedere rigore ideologico-storico-politico a degli "hooligans" può essere una pretesa eccessiva. Ma alla destra che è attualmente al potere in Serbia tale richiesta dovrebbe essere formulata, oppure no?

Questo è in effetti il problema che sussiste sicuramente. Con il golpe anti-jugoslavo, di cui proprio in questi giorni ricorreva il decimo anniversario, in Serbia è salita al potere una classe dirigente non solamente ultraliberista ed alleata del FMI, della NATO e della UE: a prendere il potere sono stati anche i diretti eredi di quella tradizione cetnica oscillante tra fedeltà alla integrità nazionale e fedeltà ai propri mentori e padroni stranieri. L'atteggiamento dei cetnici di
allora non è diverso da quello dei cetnici di oggi (intendiamo quelli veri, dall'ex Ministro Vuk Draskovic in poi, e non gli "hooligans"): oggi come allora i collaborazionisti dell'occupante straniero hanno accettato lo squartamento della Jugoslavia e la secessione del Montenegro e del Kosovo (5) proprio mentre si gongolano tra simbologie reazionarie e nostalgiche, revisionismo storico anti-partigiano, e sciovinismo anti-islamico. (6)

Certamente, negli stadi e nelle piazze l'estremismo teppista trova anche alimento nei settori sociali sconfitti, delusi ed impoveriti dagli eventi balcanici degli ultimi 20 anni - inclusi ovviamente i profughi dallo stesso Kosovo. Ma non ci sembra questa la componente determinante, quanto piuttosto quella costituita dai numerosissimi provocatori infiltrati dai "servizi di sicurezza" che esistono in tutte le tifoserie, calcistiche o meno, e svolgono un ruolo ben preciso e prevedibile. (7)

Quale potrebbe essere la strategia provocatoria in questo caso? Ci sono almeno due funzioni "utili" che questi "hooligans" stanno svolgendo.

Innanzitutto, gli incidenti non sono affatto "destabilizzanti" per il governo serbo. Viceversa, con essi la stessa questione del Kosovo viene relegata a questione "di ordine pubblico" e definitivamente sepolta - assieme ai serbi-kosovari, che sono oggi o profughi oppure prigionieri nei "bantustan" della provincia.

L'unica destabilizzazione possibile che gli incidenti di Genova possono arrecare è quella dei rapporti tra Berlusconi e Tadic, il cui incontro previsto in questi giorni, in occasione di un summit bilaterale, era già stato rimandato. Ma se di questo si tratta, cioè di una strategia internazionale (degli USA) per allontanare la Serbia dai paesi "amici" continuando ad isolarla, allora bisognerebbe pure avere il coraggio di parlarne apertamente, in Serbia ma soprattutto in Italia, dove invece non sappiamo far altro che professare disprezzo verso i nostri vicini jugoslavi - di tutte le nazionalità.

Per CNJ- onlus, il Consiglio Direttivo

13 ottobre 2010


Note:

(1) http://www.repubblica.it/sport/calcio/nazionale/2010/10/13/news/arresti_italia_serbia-7997211/index.html?ref=search

(2) http://www.anvgd.it/index.php?option=com_content&task=view&id=10010&Itemid=111 . Razzista è stata anche la prima risposta "di massa" alle violenze che gli "hooligans" stavano scatenando nello stadio di Genova: dalla gradinata nord sono partiti cori << Zingari, zingari di merda >>: http://www.anvgd.it/index.php?option=com_content&task=view&id=10009&Itemid=111 .

(3) In questo caso il primo termine di paragone è stato semplicemente "allungato": serbi = slavi, e dunque serbi = infoibatori. Il sillogismo non è solamente razzista e bugiardo nel merito delle "foibe" (si veda tutta la documentazione raccolta o citata alla nostra pagina: http://www.cnj.it/documentazione/paginafoibe.htm ), ma è insostenibile anche dal punto di vista strettamente storico e politico. Infatti, tra le popolazioni jugosla

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